LA CRITICA
Uto Ughi le suona a Busto: non è la mia città
"Sono stato illuso, utilizzato quando serviva e dimenticato"
L’intervista vuol essere un ponte fra Uto Ughi e Busto Arsizio. Una riscoperta del legame fra uno dei più grandi violinisti del mondo e la sua terra.
Invece il maestro, 67 anni e un imminente concerto a Istanbul che ne riproporrà l’estro, spacca toni e contenuti della chiacchierata via cavo. E le suona alla sua città natale: «Busto? Non me ne parlate - questo l'incipit -, ho un pensiero pessimo per quello che è successo, anzi che non è successo».
Maestro, a che cosa si riferisce?
«Al fatto che ho regalato un concerto credendo a delle promesse. Tuttavia le attese sono state tradite».
Dopo l’esibizione nella basilica di San Giovanni del marzo 2009, CHE cosa si aspettava?
«Non è stata quella l’unica occasione in cui mi sono messo a disposizione. Comunque mi avevano assicurato che sarebbe stato l’inizio di una svolta culturale, mentre è stato come non aver fatto niente».
Deluso o arrabbiato?
«Profondamente deluso. Quando accettai la richiesta, non avevo interessi se non generare qualcosa di bello, partendo da qui. Invece...».
E invece?
«Ditemelo voi, nessuno mi ha più chiamato. Avevo ascoltato tanti progetti sullo slancio che sarebbe stato dato a musica e arte. Speravo almeno si salvasse la Società del Quartetto, invece non sono stati trovati i soldi nemmeno per quello».
Lo sa che stanno rivitalizzando Villa Ottolini-Tosi proprio pensando alla grande classica?
«Nessuno si è degnato di informarmi. Spero succeda ma ormai non credo più a niente, non ad annunci improvvisi. Sono stato illuso, utilizzato quando serviva e dimenticato. Ma non fatemi parlare male di Busto, perché non mi interessa».
In fondo è la sua città. O no?
«Ci sono nato per caso, ormai sto a Roma da vent’anni e ci torno solo saltuariamente perché ho la casa di famiglia. L’unica cosa che uso e apprezzo è la piscina Manara. Ma non ce l’ho con la città, è solo che non mi identifico in certe logiche».
Questioni col Comune a parte, che pensa della sua terra?
«Penso sia un luogo che ha dato molto nell’economia e poteva fare di più per la cultura. Mi spiace dirlo, ma le mie non vogliono essere parole polemiche, solo fatti. Per il resto si tratta di una comunità operosa, da rispettare. Alcuni concittadini mi seguono pure nei tour».
Lei non si sente bustocco?
«Non ho quasi nulla del bustocco. Non il carattere. Tuttavia non ce l’ho con la gente del posto, altrimenti non avrei lavorato gratis, ma l’argomento non mi coinvolge. E comunque non ne faccio un dramma: è tutta l’Italia che ormai ci abitua a certe cose. Sopravviverò».
Eppure sa che a ogni ospite istituzionale viene regalato il cd realizzato sul concerto di due anni fa?
«Facile alzare le penne come fa il pavone con l’impegno di chi ha fatto strada ad alto livello. Speravo che quel momento servisse ad altro, non alla mia gloria personale, tantomeno a quella della politica».
Se fosse stato solo un fraintendimento e oggi la richiamassero a collaborare?
«Mi spiace, non mi interessa più, non con questa giunta. So che Gigi Farioli è stato rieletto: gli faccio i miei auguri ma ho tanto altro da fare piuttosto che pensare a Busto».
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