LA MOSTRA
Valerio Adami: il poeta dei colori
Fino al 11 luglio Milano ospita l’esposizione del paroliere che comunica con tele, disegni e fotografie

Due le ricorrenze tali da rendere imperdibile la visita alla mostra Valerio Adami, Laboratorio, in corso da Giò Marconi e Fondazione Marconi , in collaborazione con l’Archivio Adami: i sessant’anni della sua prima esposizione presso lo spazio milanese e i novant’anni della sua nascita (nella foto «I pantaloni da cavallo», 1969). Con cadenza cronologica la mostra evidenzia le due passioni dell’artista, le automobili legate alla dinamica della velocità e i viaggi. A volte inscindibile dalla figura umana l’automobile, diviene presenza imponente e ben strutturata da forme piatte e colori saturi tali da sottolineare il passaggio dall’oggetto al concetto. Se per gioco, si fosse tentati di spostare le distinte componenti presenti nelle opere di Adami, risulterebbe sorprendente constatare come l’essenza del messaggio non cambierebbe. Inoltre è demandato alla costante presenza della linea nera la funzione di delineare spazi, sagome, luoghi e oggetti. A sottolineare il collegamento tra auto e velocità è l’idea di percorrenza insita nel viaggio, altra passione dell’artista. A tale proposito una prima sezione dell’esposizione è dedicata a Londra, visitata da Adami in un primo viaggio nel 1962 dove stringerà contatti con artisti della levatura di Richard Hamilton, Graham Sutherland e Jim Dine. L’interessamento per il mondo del fumetto lo porterà alla presenza di lettere e parole in contesti pittorici sino a quel momento privi di sonorità. Altri viaggi, altre città. Parigi visitata nel 1967, diventerà la sua città d’adozione. In quel contesto prenderà vita la serie dedicata agli “interni urbani” ai quali faranno da contraltare gli “esterni urbani” di New York, dove Adami soggiornerà a metà degli anni ’60 al Chelsea Hotel, contraddistinti da cromie venate da toni scuri, diretto riflesso delle inquietudini sociali presenti nella metropoli. In tale frangente avrà l’opportunità di incontrarsi con il poeta Allen Ginsberg e con gli artisti Roy Johnson e Saul Steinberg. Dopo tanto viaggiare, buen ritiro diverrà la casa-falansterio sul Lago Maggiore ad Arona nella Villa Cantoni con la moglie e artista Camilla Cantoni, luogo di ritrovo per intellettuali e artisti tra i quali Jacques Derrida, Carlos Fuentes, Keizo Morishita, Eduardo Arroyo, Titina Maselli e Edouard Glissant. Sempre in quel contesto si apre una parentesi cinematografica con la realizzazione di Vacanze nel deserto (1971) dove le sequenze rimandano alla Nuovelle Vague. Scrivendo della propria pittura Adami affermerà: «Il quadro non è il camuffamento di un concetto, il quadro è il concetto stesso».
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