IL LUTTO
Addio ad Augusto Caravati
L’impresario edile e Regiù per anni della Famiglia Bosina s’è spento all’età di 92 anni

Varese dice addio a un altro pilastro della bosinità e lo farà in forma solenne venerdì 23 aprile, alle ore 15.15, raccolta nella chiesa di Sant’Antonio da Padova, alla Brunella (rosario alle ore 19 di domani, giovedì 22 aprile nella stessa chiesa).
A una settimana dalla scomparsa del gran bosino della parola, il poeta Natale Gorini, stamane, mercoledì 20 aprile, s’è spento Augusto Caravati, classe 1929, il gran bosino del fare: diploma di geometra dietro una solidissima capacità d’impresario edile, eccellente scultore ma anche e soprattutto per tanto tempo Regiù della Famiglia Bosina, solo quattro anni fa Caravati ricevette dalle mani dell’avvocato Ferruccio Zuccaro il Premio Circolo degli Artisti di Varese.
Il riconoscimento aveva un duplice valore: premiava l’indomita passione per la scultura che Caravati coltivava nel raro tempo sottratto al lavoro e soprattutto il pieno recupero artistico, nei primi Anni Ottanta, delle Cappelle del Sacro Monte.
Un’opera condotta sotto la guida di monsignor Pasquale Macchi e di Carlo Alberto Lotti. Un’opera che ha poi permesso al Sacro Monte varesino di stagliarsi tra i siti protetti dall’Unesco.
Ma non solo.
Caravati è stato artefice di tanti progetti realizzati in città, tra cui il Cinema Teatro Impero (oggi Miv) e, tornando indietro nel tempo al 1966, anche del Cinema Teatro Vela, primo cinema, e non solo a Varese, senza barriere architettoniche, e ancora del Lido della Schiranna, del Palaghiaccio e del Velodromo Luigi Ganna, inserito nello stadio Franco Ossola. Ma basta passare ancora oggi dal suo studio di via Battisti e buttare l’occhio ai bozzetti della Varese che potrebbe essere - o che avrebbe potuto essere e non lo è stata (come la monorotaia dalla Schiranna al Sacro Monte) - per cogliere quel fermento continuo che sta nei geni del costruttore e che Caravati ha sempre messo in mostra a opera compiuta, defilandosi ogni volta dalla scena.
Come dire: costruì teatri per lasciare ad altri la scena, segno d’umiltà non inferiore a laboriosità e genio. Questo è il testamento che Augusto Caravati lascia a una Varese attonita dalla scomparsa così ravvicinata di suoi illustri concittadini, dallo stesso Caravati a Natale Gorini da Alfredo Ave Corvi a Giovanni Pierantozzi.
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