IL LUTTO
La città piange Ave Corvi
Il fiorista di corso Matteotti s’è spento a 65 anni. Era stato ricoverato per il Covid

S’è spento a 65 anni Alfredo Ave Corvi, il fioraio dei varesini. Ave era ricoverato da diverse settimane, nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale di Circolo, a causa del Covid.
La notizia è circolata nelle prime ore di oggi, domenica 18 aprile, sui social e già a decine sono le attestazioni di cordoglio alla famiglia e di rimpianto per uno dei personaggi più rappresentativi della città. A cominciare dal mestiere che Ave ha sempre svolto con passione: una professione divenuta missione, imparata dal nonno Alfredo quand’ancora gestiva il negozio alle Bettole, e che ha poi occupato - grazie a mamma Maria Tagnochetti, volata in cielo solo lo scorso gennaio - una testata d’angolo del cuore di Varese.
Non averebbe potuto essere altrimenti, nella Città Giardino d’un tempo e che oggi resiste grazie a chi, come i fratelli Corvi, non smette di puntare sulla bellezza: chi ha conosciuto Ave, sa bene che per lui il confine tra lavoro e amore per la bellezza non era solo impalpabile. Era inesistente.
Nel negozio che da subito era diventato un jardin d’hiver, le protagoniste assolute erano le orchidee, che Ave aveva imparato e poi insegnato a carezzare con gli occhi prim’ancora che con le mani quando le presentava ai suoi clienti.
Uno spazio importante nell’attività da fiorista sempre attento all’evoluzione dei tempi, Ave lo dedicò anche ai bonsai: i Corvi sono stati tra i primi in città a proporre la coltivazione degli alberi nani della tradizione giapponese.
Ovviamente, l’accostamento ai Corvi del fiore più regalato, nell’immaginario della numerosa clientela del negozio di corso Matteotti, l’hanno da sempre avuta rose che - insieme col fratello Giovanni - Ave consigliava agl’innamorati ricordando sempre che, dirlo coi fiori è importante, ma che, nel mazzo, un pensiero scritto rimane.
Ave, oltreché sportivo (nel 1982 fu tra i primi giocatori di football americano con la casacca dei Frogs Gallarate), ispiratore di numerose iniziative dei commercianti varesini del centro nonché voce critica fuori del coro (era contrario e non lo mandava a dire, alle aperture domenicali del commercio), ha scritto coi fiori che vendeva pagine importanti nella vita dei varesini: momenti di gioia e di dolore, matrimoni, compleanni, cene galanti, feste istituzionali, ma anche l’estremo saluto ai propri cari.
Ave lascia i fratelli Giancarla, Vitto, Nando, Adele e Giovanni, suo compagno quotidiano nell’avamposto fiorito del centro città, già provati dalla perdita della cara mamma.
Varese, da oggi, ha un sorriso in meno su cui contare e un nume tutelare in più da seguire sulla via della bellezza.
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