MORTE BELARDINELLI
“Bimbo” a giudizio immediato
Insieme a lui altri cinque. I difensori chiedono di fare ricorso a riti alternativi

Alessandro ”Bimbo” Martinoli, coinvolto negli scontri del 26 dicembre prima della partita Inter-Napoli in cui perse la vita Daniele Belardinelli, a giudizio immediato con altri cinque. Gli avvocati annunciano di voler fare ricorso a riti alternativi.
Nel decreto con cui il gip del Tribunale di Milano Guido Salvini ha disposto il giudizio immediato a carico dell’ultrà del Varese Alessandro “Bimbo” Martinoli e di altri cinque tifosi interisti coinvolti negli scontri prima di Inter-Napoli è indicata una data, il 3 aprile, come prima udienza del processo ordinario davanti ai giudici della seconda sezione del Tribunale penale.
Appare, tuttavia, sin d’ora escluso che quell’udienza possa tenersi. Tutti i difensori dei sei imputati destinatari del decreto di giudizio immediato (allo stato sottoposti a carcerazione preventiva) - oltre al 48enne di Marchirolo (attualmente recluso a San Vittore), i capi dei Viking e Boys dell’Inter, rispettivamente il 49enne Nino Ciccarelli e il 34enne Marco Piovella; i 31enni Simone Tira e Francesco Baj; e il 21enne Luca Da Ros - hanno manifestato l’intenzione di voler fare ricorso a riti alternativi.
E già nei prossimi giorni i legali, a cominciare proprio dal difensore di Martinoli, l’avvocato Marco Bianchi, incontreranno il procuratore aggiunto Maria Letizia Mannella e i sostituti Rosaria Stagnaro e Michela Bordieri per valutare se esistano o meno margini di manovra per patteggiare.
In caso contrario, si sceglierà la strada del processo in abbreviato. Ragion per cui, in questo filone processuale della “battaglia” di Santo Stefano in via Novara nessuno sarà processato in via ordinaria. Patteggiamenti o abbreviati dovranno essere decisi entro e non oltre un paio di settimane. Le imputazioni a carico di “Bimbo”, a cui è stata contestata la recidiva specifica reiterata, in primis, rissa aggravata dall’evento morte (dell’amico Daniele Berlardinelli); più lesioni aggravate a carico di quattro ultras del Napoli; e violazione della normativa antiviolenza negli stadi.
Che cosa rischia? Da codice, la pena prevista per la rissa spazia da tre mesi a cinque anni di reclusione. Ma bisogna aggiungere anche le pene per gli altri reati. «Gli imputati, appartenenti al gruppo ultras dell’Inter e del Varese, partecipavano a un violento scontro tra un centinaio di ultrà interisti, varesini e nizzardi, travisati e armati di bastoni, spranghe, fumogeni e altri strumenti atti a offendere contro un gruppo di tifosi del Napoli», scrive il gip Salvini nel decreto, offrendo la sua ricostruzione degli incidenti.
«In particolare, verso le 19.20 del 26 dicembre il gruppo di tifosi interisti a piedi invadeva la carreggiata di via Novara, circondava improvvisamente le autovetture e i furgoncini con a bordo gli ultras del Napoli diretti allo stadio Meazza, iniziava un fitto lancio di torce fumogene, petardi e colpiva con bastoni e mazze le autovetture; i tifosi del Napoli arrestavano i mezzi, scendevano dagli stessi, e armati di aste e cinture e coltelli aggredivano a loro volta i tifosi dell’Inter e intrattenevano con loro un combattimento».
Dei sei imputati, sembra essersi nel frattempo aggravata la posizione di Marco Piovella, salito a Natale a Morazzone per incontrare Belardinelli e altri “amici” varesini. Secondo il gip Salvini, avrebbe avuto un ruolo di organizzatore degli scontri. Dopo “la battaglia” avrebbe infatti intrattenuto lunghe conversazioni con un’utenza francese ancora non individuata dalla Digos di Milano.
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