DOPO LA DENUNCIA DELL’EREDE
Badante a processo
Ha ricevuto 780mila euro dal novantenne che curava

Se n’è andato, a 97 anni, il giorno prima che iniziasse il processo alla sua badante albanese, accusata di averlo circuito al punto da farsi donare oltre mezzo milione di euro, a cui vanno aggiunti altri 250mila euro regalati alla nipote della donna. Soldi ricevuti approfittando delle condizioni psichiche dell’anziano, secondo l’accusa. Soldi che invece, per la difesa, l’uomo sborsò consapevolmente, allo scopo di aiutare i bisognosi, visto che furono poi distribuiti ai parenti delle donne, in Albania.
Venerdì 8 gennaio, in Tribunale, s’è aperto il dibattimento che vede alla sbarra le due immigrate, entrambe imputate di circonvenzione di incapace, reato che purtroppo è meno raro di quel che si potrebbe pensare. Un fascicolo aperto dopo che, nel 2018, la nipote dell’anziano presentò una denuncia alla Guardia di Finanza di Varese, insospettita dal fatto che il nonno avesse dato alla badante la delega a operare sul suo conto corrente e avesse riscattato una polizza da un milione di euro.
La vita del signor Vincenzo, operaio in pensione, aveva avuto una svolta nel 2011, quando morì la sorella, moglie di un industriale, che gli lasciò in eredità un paio di milioni di euro. Metà di quella somma, poi, l’ancora arzillo ottantottenne la regalò alla sua unica e adorata nipote. Ma proprio lei, due anni fa, si rivolse alla magistratura per far luce sugli strani movimenti del patrimonio del padre di suo papà.
«Lei non gli ha chiesto spiegazioni?», le ha domandato il pm Davide Toscani. «Certo, e lui mi ha risposto Sono soldi miei, ne faccio quello che voglio. Tu hai già avuto quello che ti spetta», ha ribattuto la nipote, oggi 35enne. La quale, nel 2015, aveva ottenuto la procura generale a gestire i conti e i beni del nonno. Nel 2018 fu avviata anche la procedura per la nomina di un amministratore di sostegno, prima ritirata dall’anziano, poi proseguita ma archiviata dal giudice. «Solo dopo la mia denuncia del 2018 ho saputo di quelle donazioni fatte, tra il 2016 e il 2017, alla badante e alla sua nipote, per un totale di 780mila euro», ha continuato l’erede dell’anziano (che si è costituita parte civile con l’avvocato Marco Lacchin). Donazioni frutto, secondo l’accusa, del progressivo decadimento psichico e cognitivo del pensionato: «Ho visto anche delle effusioni. Lui aveva una sorta di dipendenza da lei. Era convinto che fossero sposati».
Accuse che Terezine e Suada - difese dagli avvocati Stefano Bruno e Jenny Cantù - respingono, decise a dimostrare che dietro a quegli atti di liberalità non ci fosse alcun raggiro né costrizione. Come dichiarato in aula anche dalle impiegate del notaio che registrò le donazioni, eseguite da un ultranovantenne ancora lucido e fortemente intenzionato a fare quei regali alla famiglia della donna a cui era molto grato per l’assistenza. Il processo proseguirà a febbraio con l’esame dei finanzieri, del notaio e del medico dell’anziano.
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