CASO MACCHI
Binda, in aula l’avvocato di “mister X”
Difficile ipotizzare la chiusura rapida, in tre udienze, del processo d’appello come ipotizzato dalla neo presidente

Prima che iniziasse il processo d’appello a carico di Stefano Binda, il 51enne di Brebbia gravato da ergastolo in primo grado per l’assassinio di Lidia Macchi di 32 anni fa, nessuna delle parti in causa si sbilanciava sulla sua durata.
Quasi tutti, però, parevano concordi sul fatto che la sentenza, considerato il periodo di “sospensione feriale” dei tribunali, non sarebbe potuta arrivare prima della a fine settembre o, meglio, di ottobre. Per questo motivo, ha lasciato di stucco, se non interdetti, la proposta del giudice Ivana Caputo - nominata poche ore prima dell’udienza come nuova presidente della prima Corte d’Assise d’Appello di Milano in sostituzione della collega Maria Elena Bernini (che ha dovuto rinunciare per motivi personali) -, di concludere il processo nel breve volgere di tre udienze.
Tre udienze da svolgersi entro la fine del mese di luglio. Ad onore del vero, sulla proposta, formulata all’inizio della prima udienza, né il sostituto procuratore generale di Milano Gemma Gualdi né il legale della famiglia Macchi, l’avvocato Daniele Pizzi, né tantomeno gli avvocati Patrizia Esposito e Sergio Martelli si sono espressi nel merito. Né con un sì né con un no. Va detto però che a interpretare le loro espressioni di fronte alla proposta della Corte, sembrava di capire che l’opzione non fosse di particolare gradimento.
In realtà, proprio quello che è accaduto nel corso dell’udienza dell’11 luglio, con la decisione di riaprire parzialmente l’istruttoria dibattimentale,sembrerebbe mettere una pietra tombale sull’ipotesi di calendario lavori ipotizzato dal presidente Caputo.
Anche perché nessuno ad oggi può dire quanto durerà l’audizione in programma proprio domani mattina dell’avvocato Piergiorgio Vittorini, il legale bresciano che sostiene di aver ricevuto la visita di una persona che gli ha confidato di essere il vero autore della prosa anonima “In morte di un’amica”, inviata alla famiglia Macchi il giorno dei funerali di Lidia, immediatamente ritenuta di mano dell’assassino dalla consulenza grafologica disposta dalla Procura generale. Idem per il confronto tra i due consulenti grafologici- uno dell’accusa e l’altro della difesa -, entrambi chiamati - sempre domani - a rispondere alle domande di giudice e parti sempre sull’anonimo, anch’esso in scaletta nell’udienza di domani.
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