REFRIGERIO
Varese bollente: caccia alle “vedovelle”
Sono oltre venti in città (non tutte funzionanti) le fontanelle di acqua potabile. Un secolo di storia

Giorni di caldo torrido. Afa che incombe, opprime. Ci vorrebbe dell’acqua. Da bere, da gettarsi sul viso. Questa esigenza richiama la funzione svolta dalle famose vedovelle, ovvero le fontanelle sparse per la città dalle quali sgorga (o dovrebbe) acqua potabile. Esistono ancora? Sì. La mappa, indicata sul sito fontanelle.org che ne monitora la dislocazione (dividendole tra attive, potenzialmente attive e non più funzionanti) grazie anche alle segnalazione dell’utenza, ne traccia 22 nel territorio comunale di Varese, dal cento al Sacro Monte, passando per Cartabbia, Bustecche, Casbeno, Biumo Inferiore, Avigno Bosto e San Fermo. Da verificare che siano appunto ancora in servizio.
Perché si chiamano vedovelle? Perché la flebile uscita dell’acqua richiama il pianto delle donne che hanno perso il marito.
A Milano, dove se ne contano oltre 300, queste fontanelle vengono denominate draghi, dalla forma dei rubinetti che a sua volta ricalca quella dei doccioni del Duomo.
Regione Lombardia, un paio di anni fa, aveva lanciato una campagna per il recupero di queste piccole strutture (le prime sorsero un secolo fa) dal grande fascino. E dalla funzione - come lo sentiamo in questi giorni bollenti - davvero provvidenziale...
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