AMICI A QUATTRO ZAMPE
Brambilla: “Pene più aspre per chi maltratta gli animali»
Atti di crudeltà, alimenti e servizi cari, nomi umani e benedizioni negate: parla la deputata fondatrice di Leidaa

«Chi mangia carne deve sapere in quali terribili condizioni sono allevati, trasportati e uccisi gli animali di cui si nutre. E deve conoscere quali livelli di sofferenza e atrocità si nascondano dentro il cibo che quotidianamente consuma». Come accostarsi a una bistecca dopo parole come queste? Sembra di averle ascoltate un minuto fa eppure era il 2011 quando le pronunciò l’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e la difesa dell’ambiente e presidente della Leidaa. All’epoca informò di essere vegetariana ma chiarì di non volere imporre a nessuno la sua scelta etica, offrendo già allora una visione innovativa del rapporto tra umani e animali, scevro da fanatismi ma ricco di emozioni.
«Chi ha amore da dare trova spazio per tutti», conferma ora la deputata a Prealpina. Amore? Per la verità di questi tempi fa sempre più rima con orrore. Una sedicenne scaraventa a calci un gatto in una fontana, un uomo lega il suo pitbull a un palo e gli dà fuoco: pochi secondi sul web e s’incontrano le mille facce della crudeltà umana.
ONOREVOLE, COSA STA SUCCEDENDO?
«Non so se dipenda dal fatto che la nostra società è iperconnessa e che il riecheggiamento mediatico favorisce l’emulazione, ma ho la nettissima la sensazione di leggere sempre più spesso notizie di orribili violenze sui più deboli, in questo caso gli animali. L’impunità non è più tollerabile. Perciò ho presentato una proposta di legge per inasprire le pene a carico di chi maltratta o uccide gli animali, già all’esame della Commissione Giustizia della Camera e calendarizzata per l’aula nella seconda metà di febbraio. Se sarà approvata, nei casi più gravi si apriranno le porte del carcere. Per i minorenni, invece, la strada maestra è quella della rieducazione».
CHIAMARLI “LEONI DA TASTIERA” È UN’OFFESA PER I LEONI: POSSIBILE CHE NON SI PLACHI MAI LA FURIA SOCIAL?
«Gli insulti e le minacce sui social sono il triste complemento della violenza fisica, una forma specifica di imbarbarimento dei rapporti umani, sempre più mediati da uno schermo. Insulti e minacce non solo sono crimini, sono un errore: al minorenne bisogna far capire il disvalore del gesto che ha compiuto e consentirgli, per quanto possibile, di riparare».
IL WEB È UTILE PER LE ADOZIONI DI CANI E GATTI MA ANCHE UNA FONTE DI PERICOLI: COME DIFENDERE GLI ANIMALI?
«I social sono uno strumento e come tutti gli strumenti possono essere usati a fin di bene o di male. Accade, ad esempio, che chi compie sevizie verso gli animali si riprenda o venga ripreso e che il video finisca in rete: ciò che è utile per identificarlo può però diventare la molla che spinge all’emulazione persone disturbate. Nella mia proposta di legge la diffusione dei video con le torture e le uccisioni di animali diventa un’aggravante, che può essere punita con un aumento della pena fino alla metà».
“SENTO AI GIARDINETTI I PADRONI CHE CHIAMANO I CANI GIOVANNI O RICCARDO: C’È UN BISOGNO DI FAMIGLIA, DI AFFETTIVITÀ, CHE VIENE TRASFERITO IN MANIERA IMPROPRIA SUGLI ANIMALI”: L’HA DETTO LA MINISTRA DELLA FAMIGLIA, ROCCELLA. NE AVETE PARLATO?
«No, mai. Ma non parlerei di trasferimento improprio di affettività, come se l’affettività fosse un bene scarso. Dentro di noi, voglio sperare, c’è una riserva di affettività sufficiente per tutti, uomini e animali».
“BENEDICE IL MIO BAMBINO?”, CHIEDE UNA DONNA AL PAPA MOSTRANDO IL SUO CAGNOLINO, E LUI LA SGRIDA...
«Non sta certo a me criticare il Papa o entrare in questioni dottrinali. Certo è che la nostra società è cambiata e che il rapporto affettivo con gli animali da compagnia ha assunto un peso sempre maggiore. Sinceramente non vedo in questo alcun pericolo per la famiglia tradizionale né per i rapporti umani. Se mi permette, ne sono l’esempio vivente: ho tre figli e la fortuna di poter vivere con decine di cani, gatti e animali di varie specie. Siamo una grande famiglia».
SECONDO UNA RICERCA DELL’ISTITUTO METROPOLITANO DI GERIATRIA DI TOKYO CHI POSSIEDE UN CANE RIDUCE DEL 40% IL RISCHIO DI SOFFRIRE DI DEMENZA SENILE: MA AL NOSTRO MINISTERO DELLA SALUTE LO SANNO?
«Che la convivenza con animali d’affezione comporti enormi benefici, soprattutto per bambini e anziani, è dimostrato da tempo, ma le istituzioni non ne prendono atto. Ci vorrebbe una politica più lungimirante per agevolare chi convive con un animale. Da anni, ad esempio, sostengo con proposte concrete che andrebbe ridotta l’Iva su alimenti per animali e cure veterinarie. E insisto perché gli animali da compagnia, regolarmente detenuti e microchippati, siano iscritti nello stato di famiglia. A medio termine, come prevede un’altra mia proposta, potremmo pensare a un Servizio sanitario veterinario nazionale agevolato, che offra una serie di prestazioni medico-chirurgiche di base per gli animali d’affezione».
MA AVERE UN ANIMALE È MOLTO, ANZI TROPPO, COSTOSO DI QUESTI TEMPI.
«Pappe, beni e servizi per gli animali purtroppo non sono esenti dagli effetti dell’inflazione, che colpisce duramente le famiglie italiane soprattutto al supermercato. E risentono di una tassazione che oserei dire antisociale: un’aliquota Iva del 22%, la stessa applicata a beni di lusso».
SA COSA DICE LA MAGGIOR PARTE DEI SINDACI? CHE I POCHI FONDI PUBBLICI LI DEVONO INVESTIRE NEI SERVIZI SOCIALI, NON PER CANILI O GATTILI.
«A metterla così si cade nella solita falsa contrapposizione tra diritti degli uomini e degli animali: la verità è che, se vengono spese bene, ci sono le risorse per difendere tutti i soggetti più deboli, a due o a quattro zampe».
CHI AMA DI PIÙ GLI ANIMALI, LE DONNE O GLI UOMINI?
«Il volontariato animalista è tradizionalmente a maggioranza femminile, ma gli uomini attenti al tema sono sempre di più. Le persone sensibili non possono che amare gli animali».
Le è mai capitato di non parlare del suo lutto per un animale pur di non innescare frasi tipo “sai quanti bambini muoiono di fame? «Chi ha un grande cuore può soffrire per tutti, perché l’indifferenza non gli appartiene. Viceversa, chi non si commuove per le sofferenze o la morte di un animale sarà meno sensibile anche al dolore e ai lutti delle persone».
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