L’INCHIESTA
Varese, bufera sulle invalidità
Medici indagati per truffa aggravata

Due misure cautelari chieste e subito respinte dal gip, un ricorso al riesame, rigettato, un ennesimo tentativo in Cassazione, fallito un mese fa.
La Procura però non demorde, le indagini proseguono. Il sostituto procuratore Lorenzo Dalla Palma ipotizza un’associazione a delinquere composta da una decina di medici del servizio sanitario pubblico finalizzata alle truffe ai danni dello Stato, all’Inps soprattutto.
Gli inquirenti finora si sono mossi con estrema riservatezza, l’inchiesta è partita alcuni mesi fa ma non è ancora trapelato nulla. Se non il disegno criminoso a cui avrebbero aderito i camici bianchi: attestare invalidità inesistenti o comunque superiori alla effettiva percentuale, così da consentire ai pazienti che si rivolgevano al team di percepire una pensione. Dunque perizie farlocche, che attestavano disabilità irreali, diagnosi fasulle, certificazioni difformi dalle reale condizioni di chi richiedeva una visita per ottenere esenzioni o contributi statali.
A parere dell’accusa i medici implicati - professionisti stimatissimi e conosciuti, alcuni addirittura consulenti del tribunale - avrebbero avuto un tornaconto economico, anche se non è chiaro come questo si sarebbe sostanziato.
All’inizio dell’anno gli investigatori hanno svolto perquisizioni negli studi clinici e acquisito incartamenti e documentazione ritenuti di interesse, Dopo di che il pubblico ministero si è persuaso a chiedere al gip Giuseppe Fertitta i provvedimenti cautelari, mirati soprattutto a evitare un eventuale inquinamento probatorio. Il giudice, con un’ordinanza del 16 febbraio, non ha ritenuto ci fossero gli elementi di prova e le esigenze sufficienti per arrestare professionisti su cui mai si è allungata un’ombra. A marzo la procura ha discusso il ricorso davanti al riesame e il tribunale della libertà ha risposto picche.
La sesta sezione penale della corte suprema, presieduta da Giorgio Fidelbo, ha rigettato per questioni principalmente tecniche, di legittimità ovviamente, legate al deposito dell’atto, che a quanto pare non può avvenire per via digitale. Al momento è impossibile prevedere quale sarà la prossima mossa del pubblico ministero, di sicuro seguiranno ulteriori approfondimenti specifici, controlli incrociati, escussione di altre persone informate sui fatti. Un riesame dei casi contestati, perché l’inchiesta a quanto pare è partita da una segnalazione e non dagli esiti di un’ispezione o di una verifica a campione. Ci vorrà ancora qualche mese per arrivare a un epilogo. E al momento nessuno intende sbilanciarsi.
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