ECCELLENZA
Benecchi pensa alla resa
Troppi debiti, fallimento vicinissimo: il Varese è ai titoli di coda

Forse siamo davvero ai titoli di coda: Claudio Benecchi sarebbe sul punto di annunciare la resa e, di fatto, la chiusura dell’avventura targata Calcio Varese.
Troppo colossale la massa di debiti e troppo stretti i tempi per coprire quanto servirebbe per garantire la sopravvivenza della società. A meno di una settimana dalla sentenza sulla penalizzazione per le vertenze economiche non pagate, fissata giovedì 23, Benecchi dovrebbe provare innanzitutto a saldarne il numero maggiore possibile per poter poi chiedere, liberatorie in mano, clemenza alla corte milanese: una penalizzazione ridotta consentirebbe il salvataggio della categoria mentre, in caso di playout, la squadra non si presenterebbe.
Poi bisognerebbe pagare tutto il resto entro il 30 giugno per potersi iscrivere alla prossima stagione e infine reperire i soldi (o un acquirente) per investire le risorse nel futuro.
Anche il giovanile è abbandonato a se stesso: una squadra era pronta a partecipare a un torneo in casa di un club di serie A ma ha dovuto rinunciare perché la società ospitante pretendeva il pagamento dal conto corrente del Varese, ovviamente alla canna del gas, e non rimpolpabile neanche autotassandosi perché la banca destinerebbe automaticamente questi soldi a coprire i debiti.
Ha senso uno sforzo su tutti questi fronti se poi non si ha modo di saldare il resto trovandosi, a uno di questi step, in ogni caso con un pugno di mosche in mano?
Il presidente sarebbe sul punto di decidere che non ci sono i margini per evitare la conclusione che tutti, con grande amarezza, temono. Si va verso il finale meno auspicabile visto che le conseguenze ricadranno su tutti.
Al di là della figura di Benecchi che, in qualità di unico proprietario, andrebbe incontro alle maggiori conseguenze personali, un fallimento porterebbe alla perdita, da parte dei creditori, di tutti i soldi dovuti (quasi un milione di euro), ma in più andrebbe a coinvolgere anche fornitori passati che dovrebbero restituire denaro ricevuto dalle ultime proprietà per poter rifondere i creditori privilegiati selezionati dal curatore fallimentare.
Non solo: le utenze non pagate, circa 130mila euro, andrebbero a ricadere sul proprietario dello stadio, ovvero il Comune. Il quale a sua volta deve ancora trovare “candidati” per il “Franco Ossola” in vista del bando che è in via di ultimazione ma che, per ora, non ha attratto figure o club interessati a quella che da sei mesi è una cattedrale nel deserto.
Se per Varesello c’è la fila (dall’Università dell’Insubria, al San Michele fino a figure di ambiente Milan), per lo stadio nessuna realtà consolidata si è fatta sentire. Solo possibili nuovi investitori in chiave Varese.
Che ci sono, perché la prospettiva di fondare una nuova società che possa ottenere le strutture della città, magari meno ambiziosa come categoria di partenza, ma solida e con programmi precisi, ha smosso le acque sul territorio: già abbiamo accennato all’Accademia Varese di Scapini, ma c’è anche chi ragiona in chiave prima squadra.
Però, finché non sarà definita la situazione della società attualmente esistente, è difficile pensare che qualcuno si esponga in questo senso.
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