IL PROCESSO
«Cani maltrattati al rifugio»
Si aggrava la posizione del gestore di “Occhi struggenti”

Si aggrava la posizione di Stefano Castagnetti, il gestore del rifugio per cani “Occhi struggenti onlus” che nel luglio del 2014 si vide sequestrare 53 animali che ospitava nella sua abitazione alla Schiranna.
In Tribunale, il viceprocuratore onorario Arianna Cremona ha infatti modificato il capo d’imputazione, da abbandono di animali (contravvenzione punita con l’arresto fino a un anno o con l’ammenda da mille a diecimila euro) a maltrattamento di animali (delitto per il quale è prevista la reclusione da tre a diciotto mesi o la multa da 5.000 a 30... euro).
Una modifica chiesta - e accolta dal giudice Davide Alvigini, nonostante l’opposizione dell’avvocato Maurizio Vannetti - alla luce delle dichiarazioni di una testimone, una delle volontarie dell’associazione, ascoltata nella precedente udienza.
La donna aveva infatti riferito che i cani venivano picchiati e sottoposti ad altri maltrattamenti fisici.
Accuse che Castagnetti - il quale, nella sua abitazione di via Al Gerett, continua a vivere circondato da amici a quattro zampe - respinge nettamente.
«Possono dire quello che vogliono, le porte di casa mia sono aperte a tutti. Sono venuti recentemente la polizia locale e l’Ats, ma non hanno trovato nulla di irregolare. Loro dicono che è un canile, io dico che è casa mia. E infatti tutti gli animali sono registrati a mio nome».
Dopo la modifica del capo d’imputazione, il suo legale - che ha depositato anche una serie di “attestati di stima” firmati da amici e conoscenti di Castagnetti - ha chiesto e ottenuto un termine a difesa per studiare le carte.
Il processo continuerà il 27 gennaio 2020.
Nel frattempo, ieri, lunedì 8 luglio, è stato sentito uno dei carabinieri che proprio l’8 luglio di cinque anni fa, si presentarono alla Schiranna assieme alle Guardie zoofile per sequestrare i 53 cani che vivevano nella proprietà di Castagnetti e di sua madre (nel frattempo morta), una casa su due piani con annesso parco.
«Le condizioni igienico-sanitarie erano a dir poco precarie, c’erano urina ed escrementi di animali dappertutto», ha riferito il militare.
«I cani dormivano nelle cucce, quando siamo arrivati noi di prima mattina la maggior parte era nel salone al piano terra, altri erano in giro per l’immobile su due piani. Il veterinario che era con noi mi disse che un cane era cieco, uno era denutrito e disidratato, altri erano malati».
Alle contestazioni sulle condizioni della struttura, però, ora la pubblica accusa ha aggiunto quelle sul trattamento riservato alle bestiole, quasi tutti trovatelli.
Cani che, ha spiegato il pubblico ministero, erano detenuti «con crudeltà» in condizioni «incompatibili con la loro natura».
Cani che sarebbero stati maltrattati, con «calci e strizzate di orecchie». E ancora: Castagnetti gli avrebbe fatto iniezioni di penicillina senza prescrizione medica, gli avrebbe fatto mangiare del cibo scaduto e non li avrebbe sottoposti alle vaccinazioni obbligatorie.
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