GRANDE TENSIONE
Anaconda, la rabbia dei genitori
Revocata la misura cautelare per uno dei sette dipendenti, mamme e papà furiosi

Il gip revoca la misura cautelare a uno dei sette dipendenti dell’Anaconda indagati per maltrattamenti sui disabili e i genitori dei bambini vanno su tutte le furie: «È un affronto».
Motivo? Nell’ordinanza datata lunedì 26 luglio il giudice per le indagini preliminari scrive che - se è arrivato il parere favorevole del pm all’istanza di revoca del divieto di avvicinamento agli ospiti del Centro diurno di via Rainoldi presentata da un difensore - «non risultano pervenute osservazioni contrarie dei genitori delle parti offese». Codice di procedura penale alla mano, infatti, queste ultime hanno due giorni di tempo per presentare osservazioni.
«Ma l’atto a noi è stato notificato lo stesso lunedì, ad altre famiglie solo oggi - ieri, ndr -. Quindi non abbiamo avuto neppure il tempo di dire la nostra», racconta il padre che con la sua denuncia ai carabinieri ha fatto partire l’inchiesta.
La notizia del provvedimento del giudice Giuseppe Fertitta (in sostituzione di Anna Giorgetti, che aveva firmato le misure cautelari per i sette educatori) ha iniziato subito a circolare nella chat dei famigliari dei bambini, scatenando rabbia e indignazione. Il loro timore, tra l’altro, è che anche le altre dipendenti «sospese» dalla cooperativa sociale possano ora presentare, con i loro difensori, analoga istanza e quindi tornare al lavoro.
L’indagato che ora è completamente libero aveva il ruolo di amministrativo: è accusato di aver strattonato, spinto, trattenuto per i polsi, e torto le braccia a un bambino, fino al punto di sedersi sopra di lui o di farlo cadere. Nell’interrogatorio di garanzia ha affermato di essere solo intervenuto in supporto delle colleghe quando avevano bisogno di aiuto con pazienti particolarmente violenti o difficili da contenere. Per il gip ha fornito «ampie e convincenti spiegazioni» sul suo ruolo e le sue mansioni, e non sussistono più i pericoli di reiterazione del reato e inquinamento probatorio. Ma i genitori non ci stanno.
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