TRIBUNALE
Schiaffi, soprusi e privazioni: padre padrone condannato
Quasi 4 anni di carcere e maxi risarcimento a moglie e figli. L’uomo, che viveva nel Luinese, vietava feste, libri, gite e pantaloni

Sono passati più di tre anni da quando la donna raccontò in Tribunale la storia di un matrimonio fatto di soprusi, violenze, minacce e privazioni. E a farne le spese non era soltanto lei, siciliana come il marito, ma anche i cinque figli della coppia, che ora non hanno più alcun rapporto con quello che considerano un padre padrone. «Lui era il capo e io dovevo obbedire. “Altrimenti ti strozzo, io so come non lasciarti i segni”, mi diceva» aveva raccontato la moglie.
STANGATA E RISARCIMENTI
Ora, al termine di un processo per maltrattamenti in famiglia che è andato per le lunghe anche a causa di rinvii per Covid, per il 60enne artigiano è arrivata la condanna: tre anni e otto mesi di reclusione. Una stangata a cui si aggiunge quella alla voce “risarcimento danni”: l’uomo dovrà infatti versare 35.000 euro alla ex moglie e 20.000 euro a ciascuno dei suoi figli (tutti costituiti parte civile con l’avvocato Romana Perin), per un totale di 135.000 euro. Una sentenza, quella inflitta dal giudice Andrea Crema, comunque meno severa di quanto chiesto dal pm Lucilla Gagliardi: 4 anni e 8 mesi. Sentenza che il difensore dell’imputato, l’avvocato Andrea Boni, è pronto a impugnare in appello. Il legale ne aveva infatti chiesto l’assoluzione, parlando di un uomo, sì, severo, che teneva molto al rispetto delle regole, ma che non maltrattava né la moglie, né i figli. In alternativa, aveva proposto di riqualificare il reato in quello, meno grave, di abuso dei mezzi di correzione o disciplina.
IL MATRIMONIO, IL TRASFERIMENTO, LA PAURA
La coppia si sposò nel 1986 in Sicilia per poi trasferirsi nel Luinese. E dopo anni di sottomissione lei ha trovato il coraggio di denunciarlo e di separarsi (ora la donna e i figli vivono in località che lui non conosce). «Gli schiaffi non li posso neanche contare, ogni 3/4 mesi fa gli scattava la scintilla e mi picchiava - sono le parole della ex moglie - Negli ultimi anni ho avuto paura che mi uccidesse. Diceva che mi avrebbe lasciato sulla sedia a rotelle, dovevo vivere e soffrire». Una vita fatta di rinunce e sottomissione: «Non dovevo avere amicizie, non voleva che leggessi libri, me li ha fatti sparire tutti. Potevo leggere solo la Bibbia. Le decisioni le ha sempre prese lui, anche per la scuola dei ragazzi, e io dovevo arrendermi», disse in aula.
IL FANATISMO E LE GRAVIDANZE
Una volta al nord, l’artigiano è diventato molto religioso, ai limiti del fanatismo: «Ho avuto cinque gravidanze e non ho mai fatto una visita dal ginecologo - continuò lei - Lui non voleva, diceva che la salute arriva da Dio, se preghi non ti viene nulla». Pessimi anche i rapporti con i figli: «Io lo fermavo quando lui voleva picchiarli. Aveva sempre pronta una paletta di legno, con la scritta “La correzione”, e trovava sempre un motivo per punirli». Ragazzi che non potevano festeggiare il compleanno, né partecipare alle gite scolastiche. «Non ero libera di vestirmi come volevo, né lo potevano fare le nostre figlie. Vietava i pantaloni, ammetteva solo gonne lunghe e larghe che non facessero vedere le forme. Niente trucco, né orecchini e collane. Non siamo mai andati a mangiare un gelato o una pizza. Ma non era sempre cosi, c’erano anche momenti di affetto, soprattutto se non beveva. Ma erano solo delle parentesi».
LEGGI ANCHE Maltrattamenti alla moglie con metodo mafioso
© Riproduzione Riservata