IL CASO
Denuncia i carabinieri: processo per calunnia
Accolta l’accusa dal gup. Il ristoratore andrà alla sbarra ad ottobre

Mohamed Badawy ormai ci avrà fatto il callo: la sua moltitudine di deliranti denunce contro l’Arma (e i magistrati) gli è costato l’ennesimo rinvio a giudizio. Il gup Giuseppe Fertitta ha accolto l’accusa di calunnia aggravata e ha spedito il pizzaiolo originario di Saronno davanti al giudice Valentina Maderna.
Il processo inizierà a ottobre, sei i carabinieri difesi dall’avvocato Pietro Romano che si costituiranno parte civile. Badawy - che è volto oltremodo noto al palagiustizia di Busto Arsizio, tanto che al procuratore capo Gianluigi Fontana è stata assegnata la scorta - anche nell’aula di Varese ha dato il meglio di sé.
Un po’ ha pianto, un po’ ha urlato, un po’ ha minacciato poi è caduto nel rischio di una nuova indagine. Perché all’improvviso ha estratto il cellulare dalla tasca e mostrato una foto inquietante: una vetrata bersagliata da sei proiettili.
«È stato il maresciallo Salvatore Carrà», ha dichiarato scandendo nome, cognome e grado del militare ormai in pensione che per anni ha comandato il nucleo radiomobile di Saronno.
Il gup ha dovuto per forza spostare l’udienza in un’altra aula, perché le dichiarazioni di Badawy andavano registrate. A fine aprile intanto il ristoratore egiziano comparirà davanti al gup di Busto Nicoletta Guerrero per un reato fallimentare.
Sono poche le toghe sfuggite alle sue denunce, i magistrati di Brescia, competenti sul tribunale di Busto, hanno montagne di fascicoli scaturiti dalle accuse di Badawy, tutte puntualmente archiviate per totale infondatezza delle sue tesi.
A quanto pare ha denunciato anche il suo storico avvocato, il penalista Alberto Talamone, che secondo l’egiziano avrebbe tramato chissà cosa alle sue spalle e che soprattutto gli avrebbe sottratto del denaro. È la sua ossessione, quella di vedersi “sciacallato” delle brame economiche altrui.
Finito sotto inchiesta per reati variegati, un giorno si presentò in procura a Busto dicendo di essere vittima di concussione: i carabinieri, per chiudere un occhio su presunte irregolarità nel suo locale saronnese, avrebbero preteso da lui circa 200mila euro.
Il caso venne immediatamente affrontato, furono svolte indagini approfondite, anche interne all’Arma, si cercarono le eventuali prove a supporto delle dichiarazioni dell’egiziano. Ma non emerse nulla a carico dei carabinieri. E lì iniziò la sequela di botta e risposta tra lui e l’autorità giudiziaria, e la convinzione di essere al centro di un complotto.
A ogni archiviazione ha replicato con una denuncia contro giudici e pubblici ministeri. Tanto è vero che ormai anche Brescia ha passato la palla ai colleghi di Venezia. Nel frattempo Badawy ha iniziato a portare agitazione anche in territorio varesino.
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