L’APPELLO
E ora la Fabbrica del Sacro Monte
L’arciprete: «Aiutateci a sostenere manutenzione e restauri». I fondi sono finiti

Come la Veneranda Fabbrica del Duomo, bisogna creare una fabbriceria per il Sacro Monte. Ne è sempre più convinto don Sergio Ghisoni, l’arciprete che ha visto terminare la fase di manutenzione dei restauri per i quali vi erano fondi a disposizione spalmati su meno di un lustro e che ora deve pensare a come affrontare le necessità del viale del Rosario, delle cappelle secentesche e del santuario.
«I lavori necessari sono costanti, dunque sì, stavolta ci rivolgiamo non solo ai singoli, ma alle fondazioni, alle imprese e a tutti quegli enti che possano sostenere il mantenimento della bellezza del nostro patrimonio, riconosciuto dall’Unesco - è l’appello dell’arciprete -. Aiutateci, tutti, a portare avanti i nostri progetti ma anche i lavori ordinari che sono costanti sugli oltre due chilometri della rizzata e sulle cappelle: basta il maltempo per fare volare vie tegole, agevolare infiltrazioni, fare cadere alberi sulle cappelle».
Dice, senza puntare l’indice contro nessuno ma semplicemente registrando la realtà, «che i tempi sono cambiati e forse in passato il territorio godeva di maggiore benessere che si traduceva anche in maggiori elargizioni e fondi destinati sia alla parrocchia sia alla Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte. Ente, quest’ultimo, fondamentale per portare avanti i progetti che la sola parrocchia non potrebbe mai affrontare.
«Servirebbe davvero una fabbrica del Sacro Monte per progetti con un respiro più ampio - continua il sacerdote -. Il santuario non dispone di fondi propri, solo per affrontare l’ordinario le spese sono enormi, basti pensare alla manutenzione degli ascensori, con tutti i problemi che sono emersi lo scorso anno e che continuano a porsi a fasi cicliche».
Dei 65mila euro necessari per proseguire la ricerca archeologica nella cripta e il restauro del modello in gesso della porta del Duomo, 15 mila sono stati l’obiettivo posto lo scorso anno, di raccolta fondi tra la gente: mancano ancora 2mila euro. Tra gli interventi da ipotizzare per il futuro, una illuminazione adeguata delle cappelle, non del viale, sogno che al momento sembra impossibile. Bisogna decidere se sostituire le lampadine all’interno dei templi, se rifare l’impianto vecchio dell’illuminazione e, nel caso, come. Metà delle luci spesso non funzionano, così basta camminare lungo il viale e premere il pulsante per ammirare le statue in terracotta e gli affreschi e rendersi conto come tutto sia complicato - non è proprio come cambiare la lampadina nella sala della propria casa - intervenire sul patrimonio Unesco lungo la montagna sacra.
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