L’INTERVISTA
«Vaccini? Tutta Italia in ritardo»
Il governatore Fontana a Prealpina: «Aziende farmaceutiche in difficoltà». È una rincorsa
I vaccini contro il Covid arriveranno all’inizio del nuovo anno. «Solo allora, forse, potremo dire di aver sconfitto questo nemico». Ma gli altri vaccini, quelli più comuni, gli antinfluenzali, di competenza della Regione, dovrebbero essere già realtà diffusa e somministrata, ora. Eppure, non tutto sta funzionamento a meraviglia. E le polemiche si addensano su Palazzo Lombardia.
«Le polemiche ci sono sempre e comunque: ci abbiamo fatto l’abitudine. Va bene così. Ma la realtà è un’altra». Il varesino Attilio Fontana, presidente della Regione, fa il punto sulla campagna di prevenzione che sembra non avere ancora i numeri... Mancano dosi? Qui emerge quella che il governatore aveva introdotto come “l’altra verità”.
«Diciamolo chiaro, se la prendono con la Lombardia ma tutta Italia è in ritardo». Il governatore allarga quindi le braccia: «Il dato di fatto è che quest’anno imprese e aziende farmaceutiche si sono trovate in difficoltà perché a fronte di una produzione di un certo tipo, la domanda è lievitata in maniera terrificante».
La fornitura insomma non riuscirebbe a stare dietro alla richiesta. «Ribadisco: è un problema che riguarda tutto il Paese. Noi - spiega Fontana - abbiamo distribuito oltre 2 milioni di dosi e altre 500.00 verranno distribuite nei prossimi giorni. Complessivamente arriveremo a due milioni e mezzo di dosi». La soglia insomma si è innalzata. «La scorsa campagna vaccinale - osserva Fontana - si era conclusa a un milione e 300.000 dosi. Noi, adesso, avremmo voluto acquistarne molte di più, ma non ci ancora siamo riusciti. Non dobbiamo comunque farci prendere dal panico, qualcosa stiamo ancora facendo e speriamo di arrivare a completare la campagna vaccinale con tempestività». Così sul fronte dei vaccini antinfluenzali.
Ma lo sguardo è rivolto anche al prossimo, imminente declassamento della Lombardia da zona arancione a gialla. Tra la Regione Lombardia e il governo restano però delle frizioni sul decreto per le festività di Natale. Attriti che Fontana esterna così: «Mi auguro che il governo riesca a correggere alcune norme che non esito a definire senza senso. Che due famiglie non s’incontrino solo perché divise dal confine di un comune è assurdo».
Ma sull’aggressività del virus c’è ancora prudenza, cautela, un po’ di timore. «Dobbiamo continuare a rispettare le norme e i modi di vivere prescritti per evitare che arrivi una nuova ondata. Il virus purtroppo continua ad esistere e circolare. Se ci lasciamo andare a comportamenti che abbiamo tenuto per tutta la vita ma che adesso non sono consentiti, rischiamo di far ripartire il contagio».
Un invito, l’ennesimo, alla prudenza: «Sì, bisogna aspettare con attenzione il vaccino (anti-Covid Ndr) che dovrà coprire una fetta consistente della popolazione. Solo quando la vaccinazione sarà quasi complessiva potremo dire di averlo sconfitto».
Queste le valutazioni di Fontana che la scorsa settimana ha tenuto contatti praticamente costanti, più volte al giorno, col governo. E non sono stati sempre scambi di cortesie. Anzi... Ieri, un nuovo confronto. Le restrizioni natalizie - ognuno a casa propria, cioè nel proprio comune - non sono andate giù al presidente della Lombardia. «Capisco tutto ma questo no. Che senso ha?».
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