CAMPO DEI FIORI
Grand Hotel, futuro da scrivere
Riapertura dell’albergo? Ecco come si presenta oggi l’edificio

L’ipotesi è romantica e accarezza i ricordi di tanti varesini, ma al tempo stesso riaprire oggi un albergo di quelle dimensioni e in quella posizione per calarlo nel tessuto ricettivo moderno è esercizio tutt’altro che semplice.
Il futuro del Grand Hotel Campo dei Fiori, gioiello liberty inaugurato nel 1913 e chiuso nel 1968, sembra sospeso tra sogno e realtà.
Proprietaria dell’immobile è dal 2016 la società Finalba Seconda, con Ibf che si occupa della parte di progettazione: realtà rappresentate dall’ex vicesindaco Mauro Morello, il quale ha più volte rimarcato la volontà di riattivare lo storico edificio in ambito ricettivo. «Occorre fare ragionamenti sulla relazione tra montagna e territorio – precisa l’architetto Stefano Caragnano, direttore tecnico di Ibf e impegnato in prima persona nella valorizzazione del Grand Hotel -, e sulla vocazione turistica della città. Bisogna avere una visione collettiva, solo questo può dare senso al tutto».
Insomma, se la rotta è quella della riapertura, serve che ci sia condivisione su più fronti, dalle istituzioni fino agli enti coinvolti, altrimenti il rischio è di ritrovarsi con la proverbiale cattedrale nel deserto, che nel giro di qualche anno potrebbe tornare nella situazione attuale. Già, ma qual è la situazione attuale?
Struttura
Uno studio del Politecnico di Milano, curato nel 2016 dall’ingegnere varesino Riccardo Aceti, ha appurato che le fondamenta dell’hotel sono solide: due guerre mondiali, il vento e la neve che a oltre 1.000 metri di quota scende abbondante non hanno minato la stabilità di un edificio progettato con criteri d’avanguardia per quell’epoca. All’interno, il passare del tempo e le ripetute scorribande di vandali e ladri hanno provocato danni in vari punti. Di certo il punto di forza di questo albergo sono le linee liberty e la posizione: con un panorama che spazia dalla Bergamasca al Piemonte, passando per i sette laghi, la visuale è unica.
Locali e ambienti
Nei cinque piani di edificio sono presenti circa 150 camere di forma perlopiù circolare, con lavandino annesso ma nella maggior parte dei casi con bagni in comune. Un concetto, questo, impensabile per gli standard ricettivi moderni di una struttura di livello. La cucina è distante dalla spettacolare sala da pranzo, divisa da scale e gradini che rendevano il lavoro dei camerieri un percorso a ostacoli. Ai piani sottostanti si trovano locali di servizio, rimasti come all’epoca: dalla lavanderia, alle caldaie e ai laboratori artigiani per le riparazioni, fino alla stanza dove veniva stoccata la neve.
Antenne e vincoli
Nodo tutt’altro che secondario nel rilancio del Grand Hotel è la presenza della selva di antenne installate sul tetto. La nuova proprietà ne ha già rimosso oltre un terzo, tra impianti abusivi e altri ormai inutilizzabili. Ma si stima che circa quaranta stazioni radio abbiano ancora qui i loro ripetitori. Eventuali interventi dovrebbero inoltre “fare i conti” pure con i vincoli architettonici e storici a cui l’edificio deve sottostare.
Collegamenti
La posizione del grande albergo è spettacolare, ma senza dubbio poco pratica: in cima a una montagna, raggiungibile in auto solo da una strada stretta e tortuosa. L’alternativa resta quella funicolare chiusa a sua volta da decenni e in totale stato di abbandono.
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