INFETTIVI
Hiv, incubo senza età
Sempre più Over 50 con gravi patologie ignari di essere malati.

Mille pazienti che hanno contratto il virus dell’Hiv in cura costante, ma il dato che fa preoccupare è l’aumento dei ricoveri per malattie (gravi) e di conseguenza condizioni di salute molto precarie a causa dell’Aids. Che i pazienti non sanno di avere. A essere colpiti sono soprattutto i 50-60enni, totalmente ignari di avere contratto il virus Hiv e che si trovano ad affrontare tumori, linfomi, polmoniti. Situazioni molto complicate e preoccupanti, alle quasi si aggiunge all’improvviso una diagnosi che è una ulteriore doccia fredda: Aids.
Molto probabilmente intrecciata con l’insorgenza dell’altra patologia, quella che ha provocato il ricovero. E comunque persone totalmente ignare di aver contratto il virus, chissà da quanti anni. Altro elemento su cui riflettere, la spesa sanitaria, cioè il costo sociale delle cure con medicinali efficaci ma ugualmente costosi. La Regione spende circa 200 milioni di euro l’anno, soltanto l’ospedale di Circolo (cioè Asst Sette Laghi e territorio varesino) si avvicina ai 6 milioni di euro ogni anno.
Dunque si parla di Aids in occasione della Giornata mondiale, ma la portata del fenomeno viene spesso sottovalutata.
È pur vero, come ricorda il professor Paolo Grossi, responsabile degli Infettivi al Circolo e componente della Commissione tecnico-scientifica regionale per la lotta all’Aids e le malattie sessualmente trasmesse, che l’andamento dell’Hiv è costante se non in diminuzione, ma «la diffusione continua e in più vi è l’aspetto dei pazienti, non più ragazzini, totalmente inconsapevoli, di essere stati contagiati».
«Ciò non toglie che vi siano anche pazienti ventenni che scoprono di avere contratto l’Hiv - spiega l’infettivologo -, le cui condizioni di salute sono generalmente buone ma che devono cominciare la terapia e continuarla per tutta a vita». Con un costo sociale altissimo. «Lavorare sul fronte della prevenzione è dunque essenziale, per abbassare il numero di nuovi casi sul territorio e per fare capire la pericolosità di alcuni comportamenti presi ancora troppo alla leggera».
A livello nazionale, i dati dell’Istituto Superiore della Sanità indicano 2.847 nuove diagnosi annue da Hiv, di cui 617 in Lombardia. Secondo il report epidemiologico dell’Ats Insubria aggiornato a novembre scorso, le nuove sieropositività sono costanti negli ultimi 5 anni: nel 2019 sono state 72 (di cui 37 nel territorio varesino e 35 a Como) e 16 i casi di Aids (di cui 6 a Varese e 10 a Como). L’incidenza è pari a 4,8 per centomila abitanti, mentre nella Penisola i nuovi casi sono lievemente inferiori (4,7 ogni 100mila). L’infezione viene diagnosticata, sempre sul territorio dell’Ats Insubria, soprattutto nella fascia di età 20-44, ma vi sono appunto casi di over 45.
La modalità di trasmissione prevalente sono i rapporto sessuali (95 per cento) con una prevalenza di rapporti eterosessuali (6 su 10), nell’85 per cento dei casi non protetti.
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