SICUREZZA
I poliziotti vogliono il taser
«Lo spray urticante non basta e il dosaggio è basso»

L’ultimo episodio in ordine di tempo è avvenuto cinque giorni fa a Varese, quando gli agenti della Volante sono stati costretti a utilizzare la bomboletta contro un uomo sotto effetto di alcol e cocaina che, dopo aver picchiato la moglie, aveva ingaggiato un lungo inseguimento con le “pantere” terminato in viale Europa. Insomma, lo spray urticante che da quattro anni esatti è in dotazione anche alla Polizia di Stato di Varese in questo caso si è rivelato un prezioso alleato per riportare la calma, una efficace via di mezzo fra l’utilizzo della pistola d’ordinanza e del manganello.
Ma è sempre così? A sentire chi ogni giorno è chiamato a compiere interventi, anche delicati, sulla strada parrebbe di no. A tracciare un bilancio di questi quattro anni è Paolo Macchi, segretario generale del Siulp, il principale sindacato di categoria. «Quando hanno iniziato la sperimentazione dello spray eravamo preoccupati perché era fornito con una concentrazione ridotta rispetto a quelli in uso negli altri Stati – spiega -. E infatti i nostri flaconcini si sono dimostrati tante volte inefficaci, ad esempio quando il soggetto era sotto alcol o stupefacenti l’effetto era impercettibile dall’esagitato. Pensavamo fosse un timido inizio e che col tempo avremmo visto arrivare altre versioni dello spray, come quello che ad esempio viene usato negli Stati Uniti d’America, ma ciò non è avvenuto».
Per la verità, l’auspicio del segretario provinciale del Siulp sarebbe un altro: più che lo spray a base di oleoresin capsicum, sarebbe «ancora meglio il taser (la “pistola” che dà una scarica elettrica, ndr), per il quale erano iniziate verifiche importanti. La sperimentazione sviluppata dal Ministero per il taser si è però arenata: i dati sono stati secretati e nessuno sa quale sia la ragione per cui l’Italia continua a essere uno dei pochi Paesi europei a non fornirlo – afferma Macchi -. Speravamo che crescessero le tutele legali per chi, proprio a causa della mancanza di questi strumenti, è costretto a usare armi da fuoco e invece anche quelle non sono aumentate. Il risultato è che, ad oggi, si contano sulle dita di una mano i poliziotti che, dopo aver usato un’arma, anche in uno scenario all’apparenza il più legittimo e corretto possibile, non si vedano poi perlomeno indagati per eccesso di legittima difesa».
Insomma, «dopo tanti anni di attesa siamo ancora qui: con la pistola e questo piccolo spray al peperoncino. Diventa sempre più difficile e rischioso andare incontro a persone esagitate, e lo è ancora di più nelle piccole province: se Milano può vantare un numero alto di Volanti, dove l’importante numero di agenti sebbene non attrezzati può fare la differenza in questo tipo di interventi, da noi invece c’è una sola Volante a Busto, un’altra a Gallarate, tra l’altro quando ci sono perché talvolta non c’è nemmeno quell’unica pattuglia. Poi a Varese ce ne sono due, a volte tre, ma si tratta comunque di risorse esigue rispetto alle grandi città».
Una situazione di stallo che non è certo agevolata dall’instabilità politica, con l’alternarsi di ministri e sottosegretari. La speranza dei poliziotti però è che presto il “fascicolo taser” si possa sbloccare: «Sarebbe in assoluto il compagno ideale di chi fa pattuglia oggi. Lo spray urticante ha infatti moltissimi aspetti negativi: ad esempio, non si può usare in ambienti chiusi, e questi interventi sono tantissimi. E pure quando è usato all’aperto contamina gli operatori, oltre alle persone da fermare. Il taser consente di agire in modo molto più mirato ma ormai è diventato un sogno».
© Riproduzione Riservata