IL CASO
Varese: «Inps al collasso, servizi a rischio»
Manca personale: l’allarme della direttrice. Il settore delle pensioni regge, ma è difficile garantire l’erogazione di Naspi, contributi e malattie

All’Inps di Varese la situazione è al collasso. L’organico è così sottodimensionato da mettere a rischio l’erogazione di servizi essenziali come Naspi, contributi e malattie. «Non riusciamo più a coprire tutti i prodotti, la fatica è tanta» ammette, senza giri di parole, la direttrice Tania Balzani. Questo vuol dire che la carenza è pesante e non si tratta solo di una percezione».
Le pensioni, per ora, sono l’unico settore che regge, grazie alle assunzioni effettuate nel 2023. «In quell’ambito - specifica Balzani - abbiamo concentrato i neoassunti, sapendo che sarebbero usciti molti colleghi con la mobilità o per pensionamento». Per tutto il resto, però, la coperta è cortissima.
I NEOASSUNTI TORNANO A SUD
Anche il primo obiettivo minimo, ovvero garantire all’utente la prima erogazione della Naspi in tempi brevi, è sotto pressione. «Al momento riusciamo ancora a farcela - si specifica -, ma, se la situazione dovesse peggiorare ulteriormente, anche questo servizio potrebbe andare in sofferenza». A ciò si sommano tutte le attività connesse – sospensioni, debiti, ricorsi – che diventano sempre più difficili da gestire. A pesare in modo decisivo è stata la gestione delle mobilità volontarie: molti neoassunti hanno ottenuto rapidamente il trasferimento verso Sud, lasciando scoperte le sedi del Nord.
«Alla sede centrale hanno accolto praticamente tutte le richieste - sottolinea la direttrice varesina -. Così oggi troviamo città come Catania, con dimensioni e carichi simili ai nostri, che sono coperte, mentre noi siamo in forte sofferenza. Si è deciso di accontentare le richieste di rientro nei territori d’origine. Decisione legittima, ma storicamente mai presa in modo così massiccio». E il peggio, stando alle parole della dirigente, potrebbe ancora arrivare. «Da qui a fine anno perderemo altri colleghi - afferma - e, se non arriva personale, la vedo davvero dura».
DUE SOLUZIONI POSSIBILI
La prima riguarda l’indizione di nuovi concorsi, uno destinato ai diplomati e uno ai laureati. La seconda è l’attivazione di bandi per comandi e mobilità volontaria, che permetterebbero a dipendenti di altre amministrazioni pubbliche – già residenti in zona – di trasferirsi all’Inps. «Servirebbero subito - sottolinea Balzani -. Alcuni hanno già manifestato interesse, ma senza bando non possono trasferirsi da noi, nonostante la loro precisa intenzione». Strutturale il problema dell’elevato turn-over. «Le persone che partecipano ai concorsi spesso vengono dal Sud - si spiega - e, appena possono, se ne vanno. Abbiamo già perso molti colleghi entrati nel 2019 e sta succedendo lo stesso con quelli del 2023».
ATTIVITÀ TRASFERITE AD ALTRE SEDI?
In un equilibrio così fragile, basta un’assenza per mettere in crisi un ufficio, nel frattempo si cerca di riorganizzare il lavoro spostando risorse interne. «Se un collega conosce un prodotto, lo mandiamo a rafforzare il settore in difficoltà - ammette Balzani -. Lo facciamo quotidianamente, ma non basta più. Ci siamo arrangiati così fino all’anno scorso, ma ormai la carenza si sente tutta». L’alternativa, se non arriveranno rinforzi, sarà il trasferimento di alcune attività ad altre sedi. «Non è la soluzione ottimale, ma è l’unica che ci resta - è la conclusione -. Le sedi meno in difficoltà potrebbero farsi carico di parte del nostro lavoro, mentre noi ci concentreremmo su attività più dettagliate o sulla consulenza diretta. Tutti, a ogni livello, sanno come stanno le cose. Se non cambia qualcosa, il sistema rischia davvero di crollare».
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