IL CASO
Ippodromo, insulti in rete. E processo
Allevatore di cavalli accusato di diffamazione dal presidente Guido Borghi

I fatti, virtuali, avvennero nella prima metà del 2014, un periodo difficile per l’ippodromo delle Bettole, visto che nella notte tra il 27 e il 28 febbraio di quell’anno lo stalliere di origini tedesche Thomas Leppek fece invece qualcosa di molto concreto e grave, ovvero diede fuoco a una palazzina in cui avevano sede gli uffici amministrativi dell’impianto sportivo (per questo è stato in seguito condannato a tre anni di carcere).
La vicenda di cui si è occupato il giudice monocratico Davide Alvigini ha invece a che fare, per fortuna, solo con parole, anche se a parere del presidente della Società Varesina Incremento Corse Cavalli Guido Borghi, parte offesa e parte civile nel processo con l’assistenza dell’avvocato Luca Carignola, si trattò di parole offensive e diffamatorie.
Alla sbarra c’è infatti un allenatore varesino di cavalli settantenne, accusato appunto del reato di diffamazione, in relazione a varie esternazioni contro Borghi messe nero su bianco su Facebook tra febbraio e luglio del 2014 (pm in udienza Antonia Rombolà).
Quattro i capitoletti del capo d’imputazione, con l’allenatore pronto a definire il presidente della Svicc «incapace e disonesto», a metterlo alla berlina per il suo quoziente di intelligenza, ad accusarlo di mentire e anche di censurare la stampa locale.
Perché tanta rabbia e toni tanto fuori misura?
A spiegarlo in aula è stato lunedì 25 febbraio un teste, che ha detto che era a conoscenza di dissidi tra Borghi e l’allenatore, dissidi che nacquero nel 2011 con il taglio pesante dei finanziamenti previsti dalla convenzione tra enti statali e società di corse.
Per questo ci fu la chiusura delle piste d’allenamento e si pensò al trasferimento dei cavalli a Caravate. E per questo tra il presidente della Svicc e gli allenatori si creò un clima teso con pubbliche critiche dei secondi all’operato del primo. Nel caso specifico la critica si trasformò in diffamazione? A stabilirlo sarà il giudice.
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