PAUL&SHARK
«La crisi c’è ma non mollo»
Dini (Dama Spa): pesa lo stop all’estero, cassa fino a giugno. Aperta procedura per uscite volontarie incentivate: hanno aderito in sessanta

«Io sono nato qui e morirò qui. Non mollerò mai, nonostante le difficoltà che stiamo attraversando a causa della pandemia».
Andrea Dini, amministratore unico di Dama Spa (figlio del fondatore Paolo, deceduto nel 2019), l’azienda conosciuta in tutto il mondo per il marchio Paul&Shark, è al suo posto di combattimento, al lavoro. È da lì che, dopo una call con la Cina, risponde ai rumors negativi secondo cui l’azienda sarebbe in procinto di chiudere.
«Assolutamente falso - dice l’amministratore unico - Certo stiamo combattendo e stiamo attraversando una fase delicata. Ma qui siamo e qui continuiamo a lavorare».
La fase delicata è quella causata dalla pandemia. Per una azienda che con i suoi capi di luxury spotswear esporta più del 70 per cento della produzione, avere negozi e clienti chiusi nel mondo è ovviamente uno scoglio complicato da superare.
«L’80 per cento dei nostri negozi sono chiusi - spiega Dini - e le perdite di fatturato sono evidenti. Ma la tessitura non si è praticamente mai fermata, ora lavorano anche la produzione e la logistica perché i clienti iniziano a pensare alle possibili riaperture. Certo non è un momento facile, ma non abbiamo mai licenziato nessuno e spero proprio di non farlo mai. Combattiamo».
La strategia della battaglia, negli ultimi mesi, è stata messa a punto insieme alle organizzazioni sindacali, perché a fronte della necessità di una gestione oculata dei costi, quello del personale ha sicuramente una incidenza di rilievo. Così, da un anno, i dipendenti - sono circa trecento - sono in cassa integrazione, prima ordinaria, poi Covid. Con il decreto di agosto, poi, è stata aperta una procedura di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, con incentivi, per chi è vicino alla pensione o sceglie di cambiare lavoro.
«In questi mesi abbiamo fatto un percorso costruttivo - sottolinea Ernesto Raffaele (Filctem Cgil)- a fronte di evidenti difficoltà a causa dello stop sull’estero. Siamo arrivati a sottoscrivere gli accordi per l’utilizzo di ammortizzatori sociali e la possibilità di uscite volontarie incentivate».
Una possibilità che è già stata colta da una sessantina di persone. «In questi mesi abbiamo sempre trovato delle soluzioni mediate - sottolinea anche Antonio Parisi (Uiltec Uil), che segue l’azienda anche insieme ad Alessandra Savoia (Femca Cisl) - con cui abbiamo voluto mettere al sicuro il posto di lavoro dei dipendenti. Il confronto è stato sempre positivo ed è stato portato avanti anche con l’obiettivo di salvaguardare l’indotto dell’azienda sul territorio».
Le collaborazioni di Dama in provincia son diverse e arrivano a coinvolgere fino a un centinaio di persone.
È molto probabile che la situazione all’interno dell’azienda non muterà fino alla fine di giugno, data prevista anche dal governo per la proroga della cassa Covid e del blocco licenziamenti.
A quel punto, nella speranza che la campagna vaccinale prenda il largo e porti con sé le prime riaperture, si aprirà un nuovo confronto con i sindacati per delineare il nuovo volto di Dama.
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