TRIBUNALE
Droga dello stupro nel drink: la testimonianza
In aula a Varese ha parlato la ragazza drogata durante una festa di liceali a Induno Olona e finita in coma. Sotto accusa ventisettenne di Sondrio

«In una stanzetta nella villa della festa c’era un ragazzo più grande, occhi azzurri, moro, alto e palestrato. È stato lui a darmi da bere, altri mi avevano detto che quel drink ti faceva rilassare, ti faceva stare bene, e così l’ho preso. Ma la mia amica si è arrabbiata: sono riuscita e bere solo un sorso, poi lei mi ha preso il bicchiere e ha buttato tutto nel lavandino. Ma mi sono ugualmente sentita male. Non pensavo certo di aver preso la droga dello stupro, perché non pensavo che ci potesse essere una sostanza del genere in una casa dove si svolgeva una festa di liceali...». Al processo a un ventisettenne della provincia di Sondrio accusato di aver fatto finire in coma una ragazza di diciassette anni versandole alcune gocce di Gbl (gamma-butirrolattone) nel drink che stava bevendo durante una festa privata in una villa di Induno Olona, ieri mattina a testimoniare è stata la vittima, che ora di anni ne ha venti dato che la festa si svolse nel marzo del 2019.
LE LACRIME
Un esame, il suo, difficile, interrotto anche da qualche lacrima, perché davvero difficile fu superare quella serata: «In auto mi sentivo strana e poi non ricordo più niente. Ho passato una notte in ospedale e nei giorni seguenti sono stata malissimo, non riuscivo ad alzarmi dal letto», ha spiegato la giovane in aula. Per quell’assunzione di Gbl ebbe sei giorni di prognosi e in seguito è stata risarcita dal valtellinese, difeso nel processo dall’avvocato Camilla Paruccini, con 5.000 euro.
IL POLIZIOTTO
Nel corso dell’udienza di ieri, davanti al Tribunale presieduto da Andrea Crema, è stato sentito anche uno dei poliziotti che fecero irruzione nella villa di Induno Olona dopo che la diciassettenne era stata soccorsa nel parcheggio dell’Ospedale di Circolo, dov’era arrivata accompagnata da due amiche e dov’era svenuta. «C’erano una sessantina di ragazzi, molti minorenni, c’erano stanze chiuse a chiave dov’erano in corso atti sessuali - ha detto l’agente - e la situazione era complicata. Abbiamo trovato questo ragazzo vestito di nero, molto alto, e abbiamo ricostruito che versava un liquido nei cocktail con una siringa. Un flacone di liquido l’abbiamo trovato nella lavanderia della casa e nella macchina del ragazzo c’erano pastiglie, preservativi e salviette, mentre nel suo cellulare messaggi come questo, in riferimento alla festa, «vengo e porto il kit completo»
LA PERQUISIZIONE
In seguito fu fatta anche una perquisizione a Sondrio, a casa dell’imputato: lì furono trovati dieci flaconi di Gbl da un litro e un altro flacone più piccolo, tantissimi medicinali (che forse avevano a che fare con l’attività di culturista del padrone di casa) e migliaia di siringhe.
Va detto che il valtellinese non ha mai negato di aver messo la droga dello stupro nel bicchiere della minorenne varesina. Nel processo deve rispondere dei reati di “stato di incapacità procurato mediante violenza” e cessione di sostanze stupefacenti, e il suo legale ha tentato in precedenza per quattro volte di patteggiare (con problemi di volta in volta di congruità della pena e di entità del risarcimento). Non è detto che il processo non si concluda con un rito alternativo. Al momento comunque è stata solo fissata un’ultima udienza per il 20 ottobre, con esame dell’imputato e discussione.
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