L’INCHIESTA
Varese: medici indagati per falsi certificati ai no vax
Oltre 100 persone coinvolte nell’inchiesta della Finanza. I pazienti pagavano da 30 a 50 euro

I pazienti pagavano dai 30 ai 50 euro per ottenere falsi certificati di esenzione dall’obbligo vaccinale per Covid 19, pur non avendo alcuna delle patologie considerate incompatibili con la somministrazione del vaccino.
È questa la conclusione a cui sono arrivati i militari della Guardia di Finanza che hanno terminato le indagini su un giro di attestati fasulli che coinvolge cinque medici di Varese e provincia, tutti convenzionati con il Servizio sanitario nazionale, due avvocati siciliani che - anche dietro un corrispettivo - avrebbero fatto da intermediari e 96 cittadini “no vax” disposti a tutto per ottenere il documento che avrebbe consentito loro di continuare l’attività lavorativa senza ottemperare all’obbligo di vaccinarsi.
Nei giorni scorsi l’avviso di chiusura delle indagini preliminari è stato notificato ai 103 indagati. I quali hanno ora venti giorni di tempo per presentare memorie, produrre documenti, anche relativi a investigazioni del difensore, chiedere al pm nuovi atti di indagine, nonché per rilasciare dichiarazioni o farsi interrogare. Poi spetterà al sostituto procuratore Lorenzo Dalla Palma (titolare dell’inchiesta insieme con la collega Giulia Floris, da due giorni trasferita a Milano) decidere se procedere con la richiesta di rinvio a giudizio o l’archiviazione.
Parte offesa nel procedimento penale è Ats Insubria. I camici bianchi finiti sotto inchiesta sono medici di base, quindi pubblici ufficiali. I reati ipotizzati vanno, a vario titolo, dal falso ideologico al falso materiale, fino alla corruzione. A beneficiare dei certificati di esenzione sono stati sia pazienti iscritti all’elenco degli assistiti degli indagati, sia persone residenti fuori provincia, a volte anche fuori Lombardia (ad esempio, a Roma). Certificati in cui il medico avrebbe «attestato falsamente la sussistenza di patologie o condizioni cliniche in realtà non accertate, al fine di giustificare l’esenzione dalla vaccinazione». Certificati che sarebbero stati compilati senza la relativa documentazione sanitaria oppure senza sottoporre i pazienti a visita medica. Atti contrari ai doveri di ufficio che, secondo l’accusa, configurano il reato di corruzione perché il dottore «riceveva, o comunque accettava la promessa» di somme in denaro variabili tra i 30 e i 50 euro. Certificati rilasciati tra l’agosto del 2021 e il marzo del 2022. A sostegno delle accuse, i finanzieri hanno effettuato decine di intercettazioni telefoniche ambientali sulle utenze e negli studi dei medici indagati.
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