CAMPO DEI FIORI
Montagna ferita: caccia ai fondi
Sentiero di vetta devastato dalla tempesta. Il presidente del Parco: «Servono risorse»

È stata ribattezzata la Tempesta Vaia di Varese perché, proprio come avvenuto in Trentino nell’ottobre di due anni fa, anche al Campo dei Fiori le devastanti raffiche di vento da oltre 120 chilometri orari hanno raso al suolo boschi interi, abbattendo alberi l’uno dopo l’altro come fuscelli. Ora, a distanza di una decina di giorni da quell’evento meteorologico di portata eccezionale, l’emergenza sul Sentiero 1, che dall’ingresso dell’Osservatorio astronomico porta al Forte d’Orino, è tutt’altro che finita. Anzi. Da un lato c’è la lotta contro il tempo, per il rischio di nuove alluvioni o di incendi; dall’altro la necessità di reperire i quattrini, tanti quattrini, per rimettere in sesto la montagna ferita, e al momento non ne sono stati ancora previsti. A fare il punto sulla situazione è il presidente dell’ente, Giuseppe Barra: «Il Sentiero 1 è stato chiuso, perché ci sono cinque chilometri di alberi caduti: la pineta e la pecceta (il bosco di abeti, ndr) sono letteralmente collassate, con le piante cadute come stecchini. È stato devastante, vedere lo scenario attuale fa davvero impressione».
Certo, il Sentiero 1 è solo uno dei tanti fronti critici aperti dall’ondata di maltempo di settimana scorsa sul Campo dei Fiori – da Brinzio a Castello Cabiaglio, da Pian delle noci alla Rocca di Orino, fino a Luvinate -, ma rappresenta forse uno dei più dolorosi nel cuore dei varesini: «Dovremo valutare come ripiantumare – prosegue Barra – ma sul Sentiero 1 occorrerà ripensare il paesaggio, dal momento che questo è sempre stato un vero e proprio balcone panoramico, amato e frequentato da tantissime persone».
Ora però, con centinaia di alberi caduti, sentiero e dintorni rischiano di trasformarsi in una polveriera: «Stiamo cercando di capire come intervenire – rimarca il presidente – perché il materiale a terra, soprattutto gli abeti, è ovviamente combustibile: in caso di incendio, sarebbe un disastro inimmaginabile. Inoltre, qualora ci fossero invece nuove alluvioni, rami e tronchi potrebbero scivolare a valle e creare ostacoli al deflusso delle acque».
Già settimana prossima, tra l’altro, è previsto l’arrivo di una nuova ondata di maltempo. Insomma, occorre procedere spediti e senza tentennamenti: «Un paio di giorni fa abbiamo compiuto una prima ricognizione con droni – afferma Barra -, mentre ora procederemo, con la collaborazione di Arpa (l’Agenzia regionale per l’ambiente, ndr), alla rilevazione da satellite per fare calcoli più precisi delle aree interessate».
In questi primi giorni, vigili del fuoco e guardie ecologiche hanno liberato il passaggio da rami e tronchi, ma gli interventi da compiere sono imponenti: «Qui le sole forze del Parco non bastano – rimarca -, per questo abbiamo chiesto aiuto alla Regione. Sono stati già previsti stanziamenti per fronteggiare l’emergenza, soprattutto sul versante sud della montagna, ma per gli interventi sul Sentiero 1 al momento siamo ancora a zero».
Nel frattempo le passeggiate restano vietate: l’accesso al percorso che raggiunge il Forte d’Orino è sbarrato con cartelli che spiegano la situazione. Per rendersi conto della gravità è sufficiente percorrere il tratto asfaltato che dal bivio per l’ex caserma militare conduce all’ingresso dell’Osservatorio (anche questo a sua volta chiuso): in poche centinaia di metri ci sono decine di piante spaccate o crollate al suolo, con le radici strappate dal terreno. E questo, assicura chi è arrivato fino al Forte d’Orino, è lo stesso scenario che si sussegue metro dopo metro per tutto il sentiero.
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