CASA DELLA CARITÀ
Oltre 700 poveri aiutati alla Brunella
Mensa: sempre più italiani a tavola. I volontari dell’associazione Pane di Sant’Antonio sono 140: oggi rinnovo del direttivo

Nell’estate varesina è salito a 737 il numero delle persone sole che faticano a garantirsi una esistenza decorosa, che hanno trovato un porto sicuro alla Casa della Carità della Brunella.
Si accede con una tessera nominale e quindi dopo un colloquio di accoglienza che viene fatto «per verificare il bisogno delle persone», dice il presidente dell’associazione Pane di Sant’Antonio, don Marco Casale. «Non tutti, infatti, accedono agli stessi servizi»: 664 alla mensa, portata avanti da un gruppo di volontari che lavora tutti i giorni con tenacia e discrezione, 386 al servizio docce e 162 al guardaroba per famiglie e donne, 118 persone all’emporio. Ultimo servizio attivato, l’ambulatorio medico (60 utenti) e la distribuzione dei farmaci (144 utenti). «Nel tempo abbiamo diversificato i servizi, i bisogni si sono moltiplicati e le persone che seguiamo hanno necessità diverse». La mensa, per esempio, «ha subito una leggera, fisiologica flessione nel numero medio degli utenti, una sessantina ogni giorno, e va sottolineato che oltre la metà di chi pranza da noi è italiano - continua don Marco -, un dato che ultimamente spicca».
Naturalmente prima nazionalità, quella italiana, anche tra tutti gli “iscritti” alla Casa della Carità, seguiti però da tanti utenti che provengono da tutto il mondo, in particolare da Ucraina, Marocco e Albania.
«Negli ultimi tempi si sta manifestando in modo netto una grande richiesta di presa in carico per problemi di salute e di richieste di accesso per cure odontoiatriche che non elargiamo al momento - prosegue il sacerdote - dunque dovremo valutare come avviare la collaborazione con un servizio di odontoiatria sociale».
All’ambulatorio si accede se si è in possesso della tessera sanitaria, ma l’obiettivo del servizio è di intercettare quelle persone che, in difficoltà economica o sociale, semplicemente rinunciano a curarsi.
Le attività della Casa della Carità sono cresciute e si sono diversificate nel tempo: basti pensare che si è arrivati a 25mila pasti l’anno nella mensa, a 900 ingressi all’emporio, 500 colloqui di accoglienza, 3mila cambi al guardaroba, 2.500 ingressi alle docce e 180 utenti tra ambulatorio e distribuzione farmaci.
Un centro gestito dall’associazione Pane di Sant’Antonio, composto da 141 volontari coordinati da don Marco (parroco della comunità pastorale Beato don Gnocchi) e con il supporto di Giulia Magnani: l’associazione gestisce la Casa della Carità di cui è proprietaria l’associazione Farsi prossimo, cioè la comunità di trenta parrocchie del decanato di Varese.
Oggi pomeriggio, sabato 7 settembre, i soci del sodalizio Pane di Sant’Antonio si riuniranno alla Brunella per rinnovare il consiglio direttivo, dopo il saluto all’attività dato sia da Laura Moradei, fino a poche settimane fa vicepresidente, sia dalla segretaria Alfonsa Manzardo, che hanno lasciato, dopo tanti anni e tanto impegno, l’attività di coordinamento dei servizi.
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