SERIE A
Openjobmetis: fattore Egbunu
L’innesto del centro nigeriano decisivo nella svolta di rendimento dei biancorossi, oggi lanciati nella rincorsa alla salvezza

L’Openjobmetis raccoglie i frutti del nuovo assetto stazzato. Numeri ancora parziali ma già indicativi dell’efficacia difensiva del nuovo corso legato a John Egbunu. Il pivot nigeriano, protagonista domenica sui due lati del campo, è alla prova dei fatti l’uomo della svolta per una Varese tonificata dal suo impatto fisico e atletico sotto i cristalli.
Il cambio di passo sul piano del rendimento difensivo è palese: dagli 88,9 punti concessi nelle prime 18 gare, i biancorossi sono scesi a quota 75,6 nel trittico giocato con la coppia Egbunu - Morse sotto i tabelloni.
La copertura dell’area garantita dall’ex Florida University va oltre le quattro stoppate “tirate” domenica: «In passato quelle quattro azioni sarebbero state altrettanti appoggi facili a canestro…», mormora una “gola profonda” dell’ambiente biancorosso.
Egbunu è un fattore in grado di intimidire gli attaccanti ma anche di alzare il rendimento dei compagni: con uno stopper in seconda linea è aumentata anche l’aggressività sul perimetro. E le percentuali avversarie nel tiro da tre punti, atavico tallone d’Achille dei primi quattro mesi con Scola votato al contenimento lasciando il 41 per cento dall’arco, sono precipitate al 33 per cento nel nuovo corso.
Di fatto l’apporto del centro nigeriano, in costante crescita sul piano della condizione dopo le prime due apparizioni nella fase finale del tour de force dei recuperi, corrisponde perfettamente alle aspettative dello staff tecnico al momento del suo ingaggio. Un lungo verticale che oltre a stoppate e schiacciate può dare sicurezza in difesa e riferimenti interni in attacco è esattamente quel che cercava l’Openjobmetis per supportare Luis Scola. Non un protagonista, ma un “operaio specializzato” in grado di riempire le lacune specifiche di una squadra bisognosa di atletismo e fisicità latitanti negli altri ruoli.
E in questo assetto anche “El General” assume dimensioni da uomo squadra, senza bisogno di eroismi offensivi ma calandosi con disponibilità nel clima ritrovato di agonismo difensivo imprescindibile per la missione salvezza.
L’operazione Egbunu ricorda sotto certi aspetti l’impatto positivo che ebbe Chris Wright sul telaio della Varese versione 2015-16, liberando Maalik Wayns dai compiti di regista e consentendogli di esprimersi al meglio da guardia. Insomma l’uomo giusto al posto giusto in grado di dare la quadratura del cerchio ai compagni, senza bisogno di un solutore solitario.
Egbunu avrà lo stesso effetto del playmaker che quattro anni fa portò l’Ojm dal penultimo al nono posto in meno di tre mesi? Oggi la situazione è più complicata alla luce di classifica e calendario: l’ultima Varese è in salute e tecnica e mentale, ma nel quadro degli scontri diretti paga ancora le partite giocate in emergenza nel tour de force post Covid (leggi gli 0-2 con Cantù e Fortitudo Bologna). Però la “Bullo’s Band” ha trovato gerarchie, equilibri e identità oggettivamente impensabili solo un mese fa.
Merito del nigeriano nell’accendere la scintilla e del resto del gruppo ad alimentare il ritrovato fuoco dell’intensità difensiva.
Egbunu ha indicato la rotta da seguire verso la salvezza, ma è l’intera Openjobmetis ad avere imboccato la strada giusta, pur con numerosi altri crocevia - a partire dallo scontro diretto del 28 marzo con Trento - da superare mantenendo il piglio decisivo delle ultime due prestazioni.
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