IL PROCESSO
Posta le mutande della vicina su Fb
La donna deve rispondere di diffamazione le foto dell’intimo che era steso sul balcone

Fotografa i panni stesi sul balcone da una vicina di casa e poi posta tutto su Facebook, ironizzando sulle dimensioni della biancheria intima esposta oltre che sull’aspetto fisico della sua proprietaria: si ritrova a processo per diffamazione a mezzo stampa.
Ora rischia una condanna da sei mesi a tre anni di reclusione.
Alla sbarra è finita una varesina di 53 anni, querelata da una donna che abita nel suo stesso condominio a San Fermo, la quale evidentemente ha riconosciuto le sue mutande e i suoi reggiseni e si è identificata in quelle descrizioni, ritenendosi così diffamata.
Ma secondo la difesa dell’imputata, assistita dall’avvocato Giovanni Caliendo, non ci sono gli estremi della diffamazione perché la foto non è in alcun modo riconducibile alla parte offesa, né nei post incriminati ci sono nomi o riferimenti alla presunta vittima. E comunque, sostiene, non si può parlare di frasi diffamatorie ma al massimo di «uno sfogo» per rapporti di vicinato non proprio cordiali.
I fatti al centro del dibattimento iniziato ieri mattina, venerdì 3 maggio, in Tribunale davanti al giudice Stefano Colombo risalgono all’estate del 2015. Quando - stando all’accusa - l’imputata pubblicò sul celebre social network una serie di post con fotografie della biancheria stesa dalla “rivale”, accompagnando gli scatti con commenti tutt’altro che benevoli sia sulla donna, sia su suo marito.
Tanto da arrivare a paragonare la coppia a Olindo e Rosa, marito e moglie diventati tristemente famosi per la strage di Erba, in questo caso identificati come “vicini scomodi”.
Ieri in aula è stata sentita la querelante, che ha ribadito la sua versione davanti al giudice e al viceprocuratore onorario Marco Brunoldi. Nella prossima udienza, in calendario il 7 giugno, saranno esaminati la stessa imputata e un testimone.
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