TRIBUNALE
L’educatrice e i maltrattamenti: Bruzzone semina dubbi
La nota criminologa al processo come consulente della difesa della donna che lavorava al Villaggio del fanciullo di Morosolo

Giornata dedicata al perito del Tribunale e ai consulenti tecnici della parti, quella di ieri nell’ambito del processo davanti al giudice Luciano Luccarelli a carico di un’ex educatrice del Villaggio del fanciullo di Morosolo, sotto accusa per maltrattamenti compiuti nel 2017 su cinque bambini e ragazzini (alcuni dei quali nel frattempo diventati maggiorenni). E tra i consulenti sentiti in aula anche un personaggio notissimo come Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa forense, ma anche personaggio televisivo (è stata opinionista del programma “Ballando con le stelle”) e scrittrice.
CONSULENTE DELLA DIFESA
Bruzzone, consulente appunto della difesa dell’ex educatrice, di cui si occupa lo studio dell’avvocato ferrarese Fabio Anselmo, si è opposta, in modo anche appassionato, alle conclusioni a cui è giunto il perito nominato dal giudice, la psicologa Maria Grazia Rabolini, così come i consulenti delle parti civili, sull’idoneità a testimoniare delle presunte vittime dei maltrattamenti, che oltre ad essere giovani o giovanissime, sono anche tutte in condizioni di fragilità. Questione fondamentale nel processo, naturalmente, dato che l’ex educatrice sostiene l’insussistenza dei maltrattamenti e quindi va stabilita la veridicità dei racconti relativi ad essi.
TESI OPPOSTE
Secondo il perito, dunque, tutte le vittime sono in grado di testimoniare, al di là del fatto che alcune di esse in passato hanno mostrato una tendenza patologica a mentire, mentre secondo Bruzzone le conclusioni della collega sarebbero inficiate dalla mancata analisi della «genesi delle segnalazioni» dei maltrattamenti e dalla mancata «valutazione di tutte le precedenti occasioni di ascolto». Semplificando un po’, secondo Bruzzone all’interno del Villaggio del fanciullo, dove più minori, tutti con problemi psicologici, vivevano insieme, ci potrebbe essere stata una «circolazione di informazioni» con modalità da «telefono senza fili», con il risultato che ci potrebbe essere stata una «distorsione» che infine potrebbe aver portato a «false accuse» nei confronti dell’educatrice, indubbiamente più «rigida» rispetto ai colleghi.
LE RIPRESE
La consulente della difesa ha sottolineato inoltre l’importanza delle riprese degli interrogatori assistiti dei minori da parte del pm, riprese effettuate nel 2018, in cui ci sarebbero accuse anche ad altri educatori e ci sarebbero «domande suggestive», che - secondo Bruzzone - metterebbero in bocca a bambini o ragazzini affermazioni sui maltrattamenti che altrimenti non avrebbero mai fatto. Si ipotizzano percosse, schiaffi, urla, umiliazioni e ripetute vessazioni fisiche e psicologiche: er punizione, magari perché si era fatto la pipì addosso, qualcuno sarebbe stato chiuso in camera al buio o lasciato fuori dalla porta al freddo, in pieno inverno. Ad altri sarebbero stati sottratti i pupazzi preferiti o i regali della mamma.
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