IN TRIBUNALE
Varese: ricatti sessuali dall’ex marito
«Se non fai sesso con me, non pago mutuo e bollette». L’uomo a processo per stalking. Respinge tutte le accuse

Pedinamenti, messaggini, minacce, ricatti a sfondo sessuale: «Se non fai sesso con me, non pago il mutuo e le bollette». Fino a inviare alla ex moglie foto di lei scattate nei momenti di intimità, quando il matrimonio non era in crisi, e minacciando di pubblicare scatti e video privati qualora lei non avesse soddisfatto i suoi desideri.
È lunga la lista di episodi contestati a un 56enne residente in un paese sulla sponda del lago Maggiore accusato di stalking. Atti persecutori che avrebbe compiuto ai danni della moglie, dalla quale era separato di fatto, tra il 2016 e il 2019. Tre anni durante i quali la donna ha temuto per la propria incolumità, vivendo in un costante stato d’ansia al punto di cambiare abitudini e numero di telefono pur di non ricevere le sempre più continue pressioni del marito. Il quale se ne era andato di casa lasciando la donna sola con due figli, uno dei quali disabile. E proprio per l’assistenza a quest’ultimo, la donna chiedeva che il compagno l’aiutasse. Aiuto che lui, secondo l’accusa, non forniva “gratuitamente”: pretendeva, infatti, che lei ricambiasse il “favore” tra le lenzuola.
Una storia che è stata ricostruita in Tribunale a Varese, dove la signora s’è costituita parte civile con l’avvocato Corrado Viazzo. Ma l’imputato, difeso dall’avvocato Furio Artoni, respinge le accuse, negando minacce e ricatti, persino l’esistenza di quei video a luci rosse che, secondo la moglie, lui avrebbe usato come arma per convincerla a dirgli sì ogni volta che lui andava a trovare i figli.
Stando all’accusa, il 56enne la tempestava di messaggi via WhatsApp, tanto che lei alla fine decise di cambiare numero. La seguiva dal lavoro a casa, anche al bar, e si presentava in piena notte alla sua abitazione per controllarla, minacciandola con frasi inequivocabili: «Ti massacro se ti vedo con un altro».
Inizialmente la donna si oppose a quelle richieste a sfondo sessuale, poi cedette, anche perché in grossa difficoltà a gestire il figlio e i suoi problemi di salute. Ma alla fine, esasperata, decise di denunciarlo per stalking. Quando lo scoprì, lui minacciò di non aiutarla più se non avesse ritirato la querela. Anche questa volta, dopo un’iniziale resistenza, lei accettò e revocò la denuncia (ma in questo il reato è comunque perseguibile d’ufficio). Mossa che non è bastata a cambiare l’atteggiamento del marito, che avrebbe continuato a disinteressarsi, sia moralmente sia economicamente, di tutta la sua famiglia.
Il processo proseguirà a maggio con l’esame di altri testimoni, parenti della coppia.
I procedimenti per stalking non riguardano solo uomini ai danni donne.
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