CORONAVIRUS
Senza app salti la cena
Boom per il cibo d’asporto: pregi e difficoltà del servizio
Primi giorni di lockdown a Varese, primi problemi di tutti i giorni da risolvere il più presto possibile. A partire dal pranzo e dalla cena. Dal famoso asporto, cioè cibi che non si possono consumare dove vengono cucinati.
Bar e ristoranti sono tra i settori che hanno subito il colpo maggiore. Non tutti hanno deciso di restare aperti: c’è chi ha chiuso perché troppi i costi, scarsi i guadagni e molti rischi sanitari; altri hanno provato a resistere e puntano sulle consegne a domicilio, oppure sull’asporto di cibi da parte degli stessi consumatori che si presentano e si portano a casa il sacchetto.
Un mondo nuovo, per tanti, abituati a cucinarsi i propri piatti oppure pronti ad andare al ristorante per gustare, a tavola, qualche prelibatezza. Ora no, le regole sono drasticamente cambiate con il lockdown.
Questa sera? Proviamo a farci portare a casa una pizza, oppure un piatto di pasta. Dunque? La Rete arriva in soccorso. Sempre che si abbia confidenza con questo mondo virtuale. Quali siano i migliori servizi cibo a domicilio è un interrogativo che tanti si pongono. Soprattutto per coloro che non fanno uso di questi sistemi abitualmente, ma soltanto in occasione di situazioni eccezionali come questa, non è una cosa da niente.
Ci sono tante app, ci sono diversi ristoranti, difficile orientarsi. Occorre intanto scaricare l’app, scegliere da chi ci si fa portare il cibo. Poi fare clic sul ristorante o la pizzeria preferiti, scorrere i piatti disponibili. Una selezione di manicaretti. La scelta, l’indirizzo, l’orario. E intanto il tempo passa.
In una pasticceria si possono scegliere i prodotti, ma te li portano a casa solo se spendi un minimo di 12 euro di spesa. Chiudiamo il cellulare, rinunciamo alle app e con una bella autocertificazione ci andiamo a ritirare il cibo da asporto. Ma dove? Come facciamo a sapere quali ristoranti o kebabbari fanno l’asporto? E, soprattutto, quali esercizi sono aperti?
Giro di telefonate in città. Facciamo un ordine per le 20, due pizze. Arriviamo nel locale: le pizze ci sono, ma il locale non è pronto, si nota un certo disorientamento. Non c’è un sacchetto abbastanza grande per contenere il cibo, ci si dimentica di forchette di plastica e tovaglioli, problemi nel dare il resto. Tutto sommato, però, ci è andata bene, nonostante qualche disagio. Ma non è finita qui. Nella molteplicità di scelte e orientamenti di bar e ristoranti, c’è chi fa asporto solo di cibi confezionati. È il caso di un bar: per fare colazione, nessun caffè o cappuccino da asporto. Solo brioche insacchettata, bibite, acqua. Che fatica. Nei prossimi giorni, tutto dovrebbe essere più facile. O, almeno, si spera.
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