IL PROCESSO
Varese, sposo ubriaco: festa da incubo
Minacce, insulti e danni alla villa del ricevimento. Denunciato e ora il processo. L’imputato respinge le accuse

Lo sposo ubriaco insulta e minaccia la responsabile della villa in cui si svolge il ricevimento nuziale, poi cerca di entrare nell’appartamento privato della donna e infine distrugge mobili e piante: a processo per minaccia, tentata violazione di domicilio e danneggiamento.
È finita nell’aula del Tribunale la festa di matrimonio di una coppia della Valcuvia, convolata a nozze nel settembre del 2021. Una versione dei fatti, quella messa nero su bianco nella denuncia, che viene però contestata dall’imputato, difeso dall’avvocato Mauro Dalla Chiesa, deciso a dimostrare nel dibattimento che le cose sono andate diversamente.
Per cerimonia e rinfresco gli sposi scelsero un’elegante dimora in un Comune sul lago di Varese. Tutto filò liscio fino a quando i numerosi brindisi cominciarono a fare effetto sul festeggiato (oggi trentaquattrenne) e altri ospiti che, in evidente stato di ubriachezza, si lasciarono andare a comportamenti non graditi da chi aveva concesso la villa per l’evento.
Secondo quanto riferito nella querela che è poi sfociata nel processo penale apertosi ieri, lunedì 8 maggio, davanti al giudice Davide Alvigini, lo sposo e gli amici si lanciarono in urla, canti, cori da stadio, prendendo di mira anche i camerieri, offesi mentre svolgevano il loro lavoro. Atteggiamenti che il capo d’imputazione definisce «sconvenienti e indecorosi» e che spinsero la direttrice della struttura a intervenire, chiedendo di mettere un freno agli eccessi. Per tutta risposta sarebbe stata sommersa da una raffica di insulti e persino minacce («Ti taglio la testa») pronunciate mimando il gesto dello sgozzamento e rivolgendosi alla figlia della signora: «È tua madre? Adesso la ammazzo!». Il tutto davanti ai sempre più allibiti invitati al matrimonio.
Ma non è finita. In preda all’alcol, il novello marito avrebbe cercato ripetutamente, nonostante l’espresso divieto, di accedere al piano superiore della villa, nelle stanze private della donna e della sua famiglia, scappata terrorizzata. Qualcuno riuscì a bloccarlo sulle scale e a riportarlo nella zona dei festeggiamenti.
Pace fatta? Macché. L’uomo - continua l’accusa - perse completamente il controllo e continuò a inveire contro la donna, con parolacce e minacce sentite anche dagli abitanti delle case confinanti, abituati ad ascoltare tintinnare i bicchieri e i classici cori “Bacio! Bacio!”. Poi afferrò un arco in ferro battuto, utilizzato per le piante rampicanti, e lo scagliò contro un tavolo antico, con il piano in ceramica dipinta, distruggendolo. Della sua furia fece le spese anche una decennale dracena, pianta chiamata anche “Albero del drago”, di grande valore, il cui tronco fu spaccato.
Per ottenere il risarcimento dei danni, la legale rappresentante della struttura s’è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Fabio Ambrosetti, che ha prodotto anche le foto del mobile e della pianta distrutti.
Per iniziare a sentire i testimoni, però, bisognerà aspettare quasi un anno: prossima udienza a fine aprile 2024.
A Stresa, alla fine del 2021, il caso invece di una rissa tra invitati al matrimonio.
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