MIGRAZIONI
Toh, chi si rivede. Le rondini
Gli stormi sono arrivati (anche in città) dall’Africa

Stanno tornando le rondini dopo due mesi di migrazione dall’Africa. In questi giorni di bel tempo molti hanno notato la presenza degli stormi bianchi e neri, che spesso raggiungono lo stesso nido sotto un tetto varesino a distanza di cinquemila chilometri.
«Gli esemplari sono arrivati nelle nostre zone a partire da metà marzo circa e ora li hanno seguiti anche i migratori più tardivi come il cuculo», svela uno dei massimi esperti del settore, Adriano Martinoli, docente di zoologia e conservazione della fauna all’università dell’Insubria.
Un rito affascinante che si rinnova ogni primavera con una precisione incredibile, e che in queste settimane così difficili porta con sé una ventata di allegria e speranza aggiuntiva.
Attenzione però: le rondini, con meno spazio bianco sul petto, macchie rossastre e coda allungata-biforcuta, sono tipiche delle zone di campagna. «Prediligono infatti le cascine con animali, i prati, l’acqua, mentre quelli che vediamo in città sono soprattutto balestrucci, della stessa famiglia ma più piccoli, bianchi sul petto e con coda corta - spiega Massimo Soldarini, responsabile nazionale ufficio volontariato e progetti della Lipu, la Lega italiana protezione uccelli -. Di un’altra famiglia invece fanno parte i rondoni (distinti in comune, maggiore e pallido), molto spesso visibili sui campanili o nei fori delle costruzioni: si riconoscono dallo stridere e dallo svolazzare velocissimo e continuo, visto che trascorrono tutta la vita in volo anche per mangiare o dormire».
Si tratta in tutti i casi di specie protette contro il rischio di estinzione: dunque è vietato cacciarle o distruggerne i nidi. Se dovessero sporcare, il consiglio è installare delle piccole assi a protezione di corti o pavimenti.
Intanto lo spettacolo è assicurato, pensando al tragitto compiuto da questi esserini per raggiungere il territorio: «Chi è nato a Varese tenderà a tornarci ogni anno, in particolare arrivando dalla zona del Niger, a cinquemila chilometri di distanza - spiega ancora Soldarini -. Della coppia spesso viaggiano solo maschi o solo femmine con rotte diverse. Gli uccelli ritrovano lo stesso paese, lo stesso nido seguendo punti geografici, coste, laghi e fiumi, grazie a una memoria che viene trasmessa da genitori a figli. Dobbiamo proteggerli perché il numero è in forte calo, essendo le rondini legate alle zone agricole e quindi in sofferenza per l’uso di pesticidi: sono preziosissime essendo insettivore».
«Il loro viaggio - aggiunge Soldarini - è affascinante e ancora non del tutto spiegabile: si fermano qui due-tre mesi in tempo per fare due o tre covate, ripartiranno a luglio e impiegheranno altri due mesi a raggiungere l’Africa, per poi ripartire poco dopo o cambiare zona in cerca di acqua e cibo. Insomma la loro è una vita dura, in perenne viaggio. E pensare che pensano 15 grammi appena».
Ci sono comuni, tra l’altro, nel Varesotto che hanno numerosi nidi attivi e protetti.
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