VIOLENZE A SAN SIRO
Ultrà ucciso: l’appello è da rifare
Errore di comunicazione in Tribunale: slitta il processo per la morte di Daniele Belardinelli

Un errore macroscopico, compiuto al Palazzo di Giustizia di Milano, ha fatto slittare a data da destinarsi il processo d’appello a carico di Fabio Manduca (difeso dall’avvocato Eugenio Briatico), 40 anni ultrà di Arzano, in provincia di Napoli, arrestato nel 2019 per aver travolto e ucciso con la propria auto il 39enne varesino di Morazzone Daniele Dede Belardinelli, durante l’assalto programmato dai tifosi interisti in via Novara a Milano la sera di Santo Stefano del 2018, poco prima del fischio d’inizio di Inter-Napoli.
Dietro la falsa partenza c’è stato un errore di attribuzione di competenza alla Corte d’Appello ordinaria. Come hanno fatto notare il sostituto procuratore generale Nicola Balice e il patrono civile della vedova di Belardinelli, l’avvocato Paolo Bossi, il processo non può che celebrarsi davanti ai giudici della Corte d’Assise d’Appello.
Perché se è vero che Manduca, presente nell’aula della quinta Corte d’Appello ieri, martedì 18 maggio (e allo stato sottoposto alla misura dell’obbligo di firma), è stato condannato in abbreviato a quattro anni di reclusione per omicidio stradale, è altrettanto vero che l’imputazione oggetto del rinvio a giudizio era quella di omicidio volontario. Reato (poi riqualificato al termine dell’abbreviato dal gup del Tribunale di Milano Ottone De Marchi) che in secondo grado non può che essere di competenza della Corte d’Assise d’Appello. E i giudici della quinta Corte d’Appello di Milano hanno preso atto per poi trasmettere tutti gli atti alla Corte d’Assise d’Appello del capoluogo per la fissazione della nuova udienza.
D’altronde, non avevano altra scelta. Pena la dichiarazione di nullità dell’intero procedimento.
La sentenza di primo grado è stata impugnata dagli stessi pm, Rosaria Stagnaro e Michela Bordieri, che hanno condotto le indagini e sostenuto l’accusa nel processo. Secondo loro, che in primo grado avevano sollecitato una condanna a 16 anni, permangono, anche alla luce di una super consulenza tecnica, gli estremi per contestare il reato di omicidio volontario con dolo eventuale. Manduca e il suo legale invece chiedono l’assoluzione perché manca la prova dell’investimento.
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