IL PROCESSO
Varese: «Umiliata da un marito violento»
La donna ha denunciato anni di minacce. «Insultata se mi rifiutavo di fare sesso con lui». L’uomo respinge tutte le accuse dell’ex moglie
Umiliata per anni, anche davanti ai bambini, da un marito geloso e possessivo che spesso la picchiava e che ogni giorno pretendeva che lei soddisfacesse i suoi desideri sessuali.
La donna che ha trovato la forza di denunciare il padre dei suoi figli s’è ora costituita parte civile contro di lui nel processo che lo vede imputato di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia. Accuse che l’uomo - 48 anni, originario della Sicilia ma residente in Valmarchirolo, difeso dall’avvocato Simona Ronchi - respinge, ammettendo sì le frequenti liti con la moglie ma negando di aver mai usato la violenza, soprattutto nell’intimità.
Di tutt’altro tenore la versione dell’ormai ex consorte, che nel frattempo è andata a vivere lontano dal Varesotto con i tre figli. Versione messa nero su bianco nella denuncia presentata ai carabinieri nel 2017 per raccontare almeno una decina d’anni di soprusi, botte e umiliazioni. Un racconto che la quarantaquattrenne (costituitasi parte civile con l’avvocato Claudia Cornacchia) sarà chiamata a ripetere nell’aula del Tribunale di Varese nell’udienza del 3 marzo 2022.
La goccia che fece traboccare il vaso, l’episodio che la convinse a troncare quella relazione, risale a quattro anni fa. Quando in famiglia scoppiò l’ennesima lite, quella volta perché una delle figlie era uscita con il fidanzato nonostante il diniego del padre. Il quale, alla fine, avrebbe minacciato di ammazzare tutti.
La signora chiamò il suo legale, si fece accompagnare in caserma e denunciò il marito. Nella cui abitazione non è più tornata, trasferendosi con i bambini prima in una casa rifugio e poi in un’altra abitazione, in una località segreta, lontano da quella in cui sarebbero avvenute le violenze.
Il capo d’imputazione parla di ripetute minacce e aggressioni, sia verbali sia fisiche, che avrebbero imposto alla donna «penose condizioni di vita». Qualche esempio? Quotidianamente, se la moglie non aveva voglia di fare l’amore, veniva insultata e denigrata, «tanto che per sfinimento lei si sentiva costretta ad accettare le sue richieste». Dietro ai rifiuti di fare sesso, l’uomo era convinto si nascondessero delle relazioni extraconiugali della compagna. E sempre a causa della gelosia, avrebbe costretto la moglie a isolarsi, frequentando solo le persone della cerchia familiare.
Vessazioni che spesso sarebbero avvenute davanti ai figli, con frasi umilianti come «Sei una mantenuta, non vali nulla, non sei una buona madre». Insulti che, in diverse occasioni, sarebbero stati accompagnati da percosse, alla testa o alle spalle, ma pure da schiaffi e tirate di capelli.
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