STORIA DA BRIVIDI
Venegono: «Qui il processo alle streghe»
Incontro al Castello dei Missionari comboniani. Lo storico e divulgatore Samuele Corsalini ha ripercorso le vicende del 1520 che portarono sette donne al rogo

Forse non tutti che sette donne andarono al rogo ad esito del “processo alle streghe del 1520”. Storia e suggestioni hanno tenuto col fiato sospeso il pubblico radunato, ieri, mercoledì 2 luglio, al Castello dei Missionari Comboniani di Venegono Superiore. Si è trattato di un incontro, promosso dal Comune di Venegono Superiore in collaborazione con La Varese Nascosta, nell’ambito del progetto divulgativo “Quel che non sai di Varese”. Il titolo: “Le Streghe
di Venegono”.
Protagonista Samuele Corsalini, storico e giovane divulgatore (suo il progetto “Quel che non sai di Varese”, nato inizialmente come pagina Instagram), che ha ripercorso appunto il viaggio, avvincente e inquietante, tra le carte del processo per stregoneria del 1520. Una vicenda vera: Corsalini ha ricostruito, passo dopo passo, una delle più gravi ondate inquisitoriali avvenute nel Ducato di Milano.
«TUTTO EBBE INIZIO... »
Tutto ebbe inizio con un lutto: la morte improvvisa e misteriosa del figlio del feudatario locale, Fioramonti Castiglioni. Un evento mai chiarito, ma che il popolo cominciò subito ad attribuire alla stregoneria. Il dolore privato si fece così leva politica: il signore di Venegono smise di opporsi all’Inquisizione e consentì che nel suo castello si aprisse un vero e proprio tribunale del terrore.
Pochi mesi dopo, nel marzo del 1520, un uomo condannato al rogo a Monza – Giacomo
da Seregno – fece i nomi di due donne di Venegono, accusandole di stregoneria.
«ARRESTATE E TORTURATE»
«Bastò quello per avviare una catena inarrestabile: le donne vennero arrestate, interrogate, torturate. I loro racconti, estorti sotto dolore, descrivevano sabba nei boschi della Silva Rupta e della Valle Pasquera, incontri col demonio nelle sembianze di due creature mostruose chiamate Martino e Angelino, voli notturni, unguenti magici, e persino la profanazione della chiesetta di Santa Maria, trasformata, secondo l’Inquisizione, in luogo di culto diabolico» ha spiegato Corsalini.
Sette donne vennero condannate al rogo. Alcune morirono in carcere, altre arsero vive davanti al popolo, in quello che il giovane divulgatore varesino ha definito «uno spettacolo della paura, costruito per educare al silenzio e all’obbedienza». Una trama insomma in cui hanno avuto un ruolo decisivo la fama, le dicerie, la solitudine femminile, la superstizione, il potere inquisitoriale e la complicità silenziosa delle autorità».
NUOVI INCONTRI
Efficace e davvero coinvolgente l’esposizione di Corsalini che ha un linguaggio moderno e accompagna nelle pieghe nascoste della storia locale.
Il ciclo culturale “Le Streghe di Venegono Superiore” prosegue oggi , giovedì 3 luglio, alle 19, sempre al Castello dei Missionari Comboniani, con l’incontro dal titolo “Riti esoterici e magici dal Medioevo ai giorni nostri”, in collaborazione con la storica Cesarina Briante. Altri eventi: domani, venerdì 4 luglio, alle 18, nella sala consiliare di Venegono Superiore “Le nuove droghe e la problematica dello spaccio nei boschi”, con gli ispettori Luca Manfredi e Andrea Monaco della Questura di Varese, in dialogo con gli studenti dell’ISIS Newton autori di una ricerca sul Fentanyl. E sabato 5 luglio, alle 19, al Parco Pratone ecco la seconda edizione di Witch Run, una camminata/corsa tra i luoghi del processo del 1520, organizzata dall’Assessorato alla Cultura e dal Comitato “Le Streghe di Venegono”, con stand gastronomici, street food e premi per i primi 100 iscritti.
Tornando appunto al processo del 1520 e al rogo, Corsalini spiega perché quella storia va conosciuta e non va dimenticata: «Quelle donne dovevano sparire come vento. Ma il vento porta voci. E oggi, cinquecento anni dopo, noi possiamo ascoltarle, raccoglierle e trasformarle in memoria consapevole».
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