Villa Mirabello: un museo da riscoprire
Gode di grande prestigio negli ambienti scientifici nazionali e internazionali, ma è stato un po' snobbato dai varesini, anche per i lunghi periodi di chiusura al pubblico; ora però, dopo la riapertura della sezione romana nel 2006, e le inaugurazioni di quella risorgimentale (maggio 2012) e del nuovo percorso della preistoria e protostoria (novembre 2012), non ci sono più scusanti: il Museo civico archeologico di Villa Mirabello vale veramente una visita, per comprendere meglio la storia del nostro territorio, frequentato fin da 12-10mila anni fa dagli ultimi cacciatori-raccoglitori paleolitici. «Mi auguro - dice Daria Banchieri, conservatrice del museo - che la gente, soprattutto di Varese, conosca il suo museo e il patrimonio inestimabile che espone e che per molti aspetti è anche di grande attualità. Penso ad esempio alla strumentazione per la pesca con rete sul lago di Varese (in passato uno dei più pescosi d'Europa) rimasta invariata per millenni dalla preistoria alla fine della II Guerra Mondiale; o alle forme dei vasi a bocca quadrata che anticipano il design moderno, o ancora a oggetti comuni che utilizziamo senza renderci conto delle loro lontane origini».
Valori che erano ben chiari un secolo e mezzo fa, quando iniziarono le scoperte e gli scavi sul territorio e, all'indomani dell'Unità d'Italia, fu istituito il Museo Patrio, per raccogliere oggetti e testimonianze del passato dell'Insubria. Negli anni vi confluirono donazioni e intere collezioni (tra cui quella ottocentesca del «Museo Ponti» formata a partire da Andrea Ponti, grande mecenate, promotore delle ricerche archeologiche nei siti preistorici dei laghi varesini) oltre a reperti di età romana e alto medievale. La sede attuale, la prestigiosa villa ottocentesca sistemata dall'architetto milanese Luigi Clericetti in stile inglese, fu acquisita dal Comune nel secondo dopoguerra e da sola varrebbe la visita, con il suo bel giardino nel cuore della città, gli ambienti dai soffitti cassettonati, l'ampia sala da ballo con vetrate sul parco (riservata a mostre temporanee come quella - in corso fino al 7 aprile - dedicata al grande cartone preparatorio della «Fuga in Egitto» realizzata da Renato Guttuso presso la terza cappella del Sacro Monte) e la curiosa saletta cinese affrescata con grottesche all'antica ma con soggetti orientali.
La sezione preistorica e protostorica
Il Museo Archeologico, nel nuovo look, è tutto fuorché un museo polveroso, con pezzi anonimi in vetrine opache. Il percorso espositivo dal Mesolitico fino alla I Età del Ferro si snoda al primo piano della villa in ambienti completamente rinnovati ed è reso appetibile a un vasto pubblico grazie alla cura con cui i reperti sono stati collocati nelle modernissime teche brevettate dalla ditta milanese Goppion (la stessa che ha ideato la teca super tecnologica della «Gioconda» al Louvre) e accompagnati da un apparato didattico accattivante e ricco, da ambientazioni (di Lucina Caramella, presidente del Centro Studi Preistorici e Archeologici di Varese) e ricostruzioni ideate dall'illustratore varesino Marco Maccecchini. Le teche, svela la conservatrice, hanno anche un cassetto nella parte inferiore in cui sono custoditi altri oggetti dello stesso periodo o dello stesso contesto di quanto esposto, che potranno essere presentati a rotazione oppure in mostre temporanee. In questo modo si mantiene vivo il museo, che è in continuo aggiornamento grazie anche ai risultati degli scavi, in particolare quelli in corso all'isolino Virginia. Quest'isola, situata sulla riva occidentale del lago di Varese, nel Comune di Biandronno è il più antico insediamento preistorico palafitticolo dell'arco alpino; donato al Comune di Varese dal marchese Gianfelice Ponti nel 1962, dal 2011 è patrimonio dell'Unesco. Qui si iniziò a scavare nella seconda metà dell'Ottocento, quando il lembo di terra divenne meta di studiosi stranieri. Da qui provengono materiali ceramici e utensili vari in selce, pietra verde, ossidiana, osso; nel 2006 sono state ritrovate strutture lignee che facevano parte di una abitazione di 6800 anni fa, documentate in sede museale da un calco in resina di straordinaria veridicità. Tra i ritrovamenti più significativi di questa sezione: la barca di Monate, conservata grazie a un complicato processo di bagni successivi in acetone e zucchero; i resti dell'Uomo di Bodio (l'abitato del Pizzo di Bodio risale a oltre settemila anni fa), il «più antico agricoltore dei laghi varesini» vissuto durante il Neolitico Antico; la «seconda tomba di guerriero», una sepoltura principesca, degli inizi del VI secolo a.C., con armi, recipienti e oggetti in bronzo, resti di carro e finimenti per cavalli, recipienti in ceramica. Una sala a parte è riservata alla cosiddetta Mummia di Villa Mirabello, fortunosamente rinvenuta nei depositi: si tratta del corpo mummificato naturalmente di un bambino di circa 11 anni, morto, secondo le analisi al Carbonio14, tra il 1594 ed il 1646 a. C. Arriva invece dal Museo Archeologico del Castello Sforzesco di Milano, dove si trovava dal 1914, la monumentale stele di Vergiate con iscrizione sinistrorsa su rotaia che in questa sede è esposta con una suggestiva ambientazione ed è stata eretta nella posizione originaria (fine VI-inizi V sec. a. C.); nella stessa sala si trova, su una porzione di coppa, la più antica iscrizione celtica d'Europa (tardo VII sec. a. C.), rinvenuta a Sesto Calende.
La sezione romana e le altre sezioni
Nelle successive sale romane sono esposti corredi tombali provenienti da varie necropoli che testimoniano l'occupazione del territorio, i commerci e la ricchezza degli insediamenti che costellavano il Varesotto. Oltre alla testina muliebre in terracotta proveniente da Angera e al peso in bronzo a forma di astragalo da Biandronno, un reperto prestigioso è la Coppa Cagnola, donata nel 1947 da Guido Cagnola (fino alla metà di marzo esposta a Milano a Palazzo Reale nella mostra di Costantino), prezioso vetro intagliato di età tardo romana. La sezione prosegue al piano terreno con il lapidario, che raccoglie iscrizioni di età romana di grande interesse storico, economico e sociale.
Un tuffo nella storia più recente è invece rappresentato dalla sezione risorgimentale: qui insieme a cimeli e documenti, è possibile assistere (alle 11 e alle 16) allo spettacolo di suoni e luci ideato a commento dell'enorme tela di Eleuterio Pagliano, che da sola occupa l'intera parete della sala. Passando da un ambiente all'altro, incuriosiscono - per l'eccentricità - le due piccole collezioni di colibrì e farfalle, la prima lasciata al museo nel 1920 dalla famiglia Frigerio, la seconda (al piano terreno) dal tenore Francesco Tamagno, appassionato entomologo.
Ricerca e didattica
Un museo aperto a tutti, scuole e singoli visitatori, accessibile anche nel prezzo (il biglietto intero costa 4 euro), con una vocazione per l'attività di ricerca e di divulgazione scientifica e didattica che dispone di un servizio di didattica museale, di spazi aperti al pubblico per studio nell'ambito della biblioteca storico-artistica dei Musei Civici e della biblioteca specialistica del Centro di Studi Preistorici e Archeologici, istituita da Mario Bertolone nel 1953; lo stesso conservatore fu pioniere delle attività didattiche per ragazzi, all'epoca una novità.
Per chi volesse poi visitare il museo e godere di un momento piacevole e di svago, non mancano iniziative - oggi sono molte apprezzate sia in Italia che all'estero - come gli happy hour tematici (ad esempio dedicati all'antica Roma), o le cene storiche, costruite con una rivisitazione - su base scientifica - delle abitudini culinarie dei nostri antenati.
APERTURE E VISITE GUIDATE
- Museo civico archeologico di Villa Mirabello: Varese, piazza della Motta 4, aperto da martedì a domenica ore 9.30-12.30 e 14-18; visite guidate e laboratori didattici su prenotazione allo 0332.284519; info 334.6659567, www.cspa-va.it.
- Biblioteca specialistica archeologica: consultazione su prenotazione tel. 334.6659567, cspa.va@alice.it, è presente servizio bar.
- Isolino Virginia: apertura stagionale da aprile a inizi novembre, o su prenotazione tutto l'anno chiamondo lo 0332.255485; trasbordo con barca da Biandronno, via Marconi, tel. 0332.766268; www.cspa-va.it.
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