ECONOMIA
«Whirlpool licenzierà per prima»
I sindacati rinnovano la protesta e annunciano un altro sciopero

Senza il blocco dei licenziamenti, i lavoratori della Whirlpool saranno i primi a essere colpiti e «sarà un disastro»: l’azienda «ha già minacciato di aprire una procedura di licenziamento collettivo» per i 350 nello stabilimento e poi c’è l’indotto. I sindacati nei giorni scorsi hanno fatto appello alle forze politiche a «schierarsi con i lavoratori senza se e senza ma e riaprire subito un tavolo al Mise, che sia di garanzia e di rispetto di un nuovo patto».
«Questi lavoratori - tuona Barbara Tibaldi di Fiom-Cgil - sono soltanto i primi che saranno costretti a scendere in piazza perchè con la fine del blocco dei licenziamenti, senza politiche industriali, senza una riforma degli ammortizzatori sociali, per questa gente si prepara il disastro, determinato da aziende che chiedono solo di guadagnare di più». «Chiediamo di prorogare il blocco dei licenziamenti, quanto meno per le vertenze aperte al Mise e un provvedimento che nel medio e lungo periodo incentivi le aziende che investono in Italia e penalizzi chi delocalizza all’estero» chiede Gianluca Ficco della Uilm.
«Chiediamo che gli accordi che fa il ministero con le aziende siano rispettati», aggiunge Massimilano Nobis di Fim Cisl.
L’ex ministro Giuseppe Provenzano chiede una soluzione tempestiva e tira in ballo il Mise per «riaprire il tavolo di Whirlpool» e dare garanzie «davanti a scelte scellerate. Chi si è rimangiato il patto, non può far partire lettere di licenziamento».
A intercedere per il ministro Giorgetti si espone Gianluca Cantalamessa della Lega che chiederà una convocazione.
A tirare le somme della iniziativa la Fiom: «Ci aspettiamo fatti, non più parole». Dopo aver ascoltato «buone parole e impegni precisi, vediamo se questo Paese è governato da un Parlamento o da un uomo» e annuncia un ritorno in piazza tra 15 giorni, «con uno sciopero che svuoterà tutti gli stabilimenti», prima che scatti lo sblocco dei licenziamenti dal 1 di luglio: «Whirlpool si prepari».
La stessa situazione si era presentata lo scorso aprile a Malpensa, dove 40mila lavoratori, tra operatori dell’aeroporto e dell’indotto, si sono trovati «in equilibrio su un filo molto sottile».
© Riproduzione Riservata