L’EMERGENZA
Aeroporto: 40mila in attesa
Ombre anche a Cargo City. Rabbia e preoccupazione tra i lavoratori dello scalo e dell’indotto

Funamboli della crisi: sono i circa 40mila lavoratori di Malpensa (tra aeroporto e indotto) che devono loro malgrado mantenere l’equilibrio su un filo sempre più sottile.
I sindacati del trasporto aereo sono accomunati dalla stessa visione: in attesa della ripartenza il lavoratore non deve fare le spese dei disastri causati dalla pandemia.
Allarme sociale
Mondo del lavoro e tempi moderni: nell’omonimo film di Charlie Chaplin erano i ritmi forsennati imposti agli operai a produrre alienazione, nella realtà di Malpensa rischia invece di essere fattore scatenante di disagio il prolungato stop alle attività. È il caso degli almeno 900 dipendenti di Air Italy, che dopo mesi di cassa integrazione senza che si sia potuta trovare un’alternativa industriale, a giugno rischieranno il licenziamento. E questo è solo l’ultimo campanello d’allarme.
Centinaia di lavoratori di compagnie aeree quali Blue Panama, Ernest e Norwegian sono a loro volta in balia di un avvenire indefinito. Vi sono le difficoltà dei servizi di terra, di cui è un fulgido esempio Airport Handling (che ha perso in ottobre la commessa di Neos), e quelle di chi è escluso dalle integrazioni economiche del fondo volo (come i dipendenti del catering e delle pulizie).
Ci sono poi i soldi che non arrivano: con l’ultima manovra finanziaria si erano destinati 450 milioni ai gestori e 50 agli handlers. Quanto ai primi, secondo fonti sindacali 80 milioni dovrebbero andare a Sea.
Ai secondi si prospettano cifre irrisorie. Ma in ogni caso, al momento è tutto bloccato su entrambi i fronti.
Le proteste
I sindacati settimana scorsa hanno svolto manifestazioni a Milano e Roma, richiedendo il prolungamento degli ammortizzatori sociali, il mantenimento del blocco dei licenziamenti, la difesa della compagnia di bandiera. C’è preoccupazione per le mosse delle aziende, che potrebbero effettuare consistenti esuberi e ricorrere sempre più a interinali e precari.
In tale quadro si inserirà un altro presidio, organizzato da Cub Trasporti per venerdì 23 aprile nella Cargo City. Si ribadiranno le richieste già avanzate, ma non solo: nel mirino finirà pure il settore d’eccellenza dello scalo.
Cargo, non solo luci
Il cargo sta fungendo da traino per aeroporto e territorio. Ma se fino a oggi se ne sono celebrati i lati positivi, Cub denuncia una situazione fatta pure di ombre. Secondo il sindacato molte aziende userebbero la cassa integrazione in deroga senza aver subito danni dalla pandemia, visti anche i volumi crescenti del settore rispetto perfino al 2019.
Sono poi riportati calcoli scorretti delle buste paga da parte di diverse cooperative, il mancato rispetto dei contratti collettivi di riferimento, il mantenimento del costo del lavoro a bassi livelli. Per Cub riassume il senso dell’evento di venerdì Giovanni Cervone.
«Chiediamo, con riguardo al trasporto aereo in generale, più lavoro e il ricorso agli ammortizzatori. Con riferimento al cargo, chiediamo invece che i dipendenti siano retribuiti il giusto visto che il lavoro c’è».
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