Tennis
Australian Open, Seppi: 'Mia moglie urlava: rispondi ogni tanto'
Un match giocato a 40 gradi, contro un indomito Karlovic
Roma, 19 gen. (askanews) - Un match giocato nella Hisense Arena, uno dei tre campi principali, con un caldo infernale: oggi la colonnina di mercurio ha superato i 40 gradi. In queste condizioni Andrea Seppi ha conquistato gli ottavi di finale degli Australian Open contro un Karlovic mai domo: "Lui sembrava più stanco all'inizio che alla fine del match - racconta Andreas - all'inizio del terzo set ho pensato che si ritirasse. Poi quando è calato un po' il sole ha cominciato a servire molto meglio, soprattutto non cercava solo gli angoli ma tirava anche al centro. Ho perso terzo e quarto set ma sono rimasto lì a lottare. Sapevo di non potermi mai distrarre ai miei turni di battuta e che dovevo giocare un buon game alla risposta. Non era facile perché lui rischiava molto anche sulla seconda palla e si rischiava di andare all'infinito visto che che qui a Melbourne non c'è tie break nel set decisivo".
E' sbarcato in Australia dalla sua nuova casa di Boulder, in Colorado, dove ha svolto la preparazione invernale cambiando radicalmente abitudini consolidate. Con lui, oltre allo storico coach Max Sartori, c'è la moglie Michela, scatenata in tribuna: "Mi incoraggiava e urlava di rispondere ogni tanto...", scherza Andreas. "La passata stagione avevo avuto problemi a fino anno - sottolinea - e c'è anche il problema dell'anca. Ogni sei mesi devo fare una iniezione e fermarmi per sei, sette settimane. Alla mia età è complicato poi riprendere il ritmo".
Lo scorso anno a negargli i quarti fu Wawrinka, questa volta domenica di fronte ci sarà l'emergente Kyle Edmund, 23enne britannico nato a Johannesburg e numero 49 Atp. Un solo precedente a favore di Edmund nel 2016 ad Anversa (veloce indoor). "E' un giocatore che quando è fermo spinge forte sulla palla - spiega Seppi - soprattutto di diritto. Dovrò farlo muovere, spostarlo il più possibile e provare ad essere aggressivo alla risposta senza lasciargli troppo campo".
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