L’INCHIESTA
Cairate, delitto Bossi: interrogati gli amici
Al vaglio la versione di Michele Caglioni e il rapporto tra Douglas Carolo e Andrea. Oggi incidente probatorio sui cellulari
Giovanissime e spaesate, hanno atteso nel corridoio della procura la convocazione nell’ufficio del pubblico ministero Francesca Parola: le amiche di Douglas Carolo e Michele Caglioni sono state ascoltate dagli inquirenti per puntellare alcuni passaggi che spiegherebbero la genesi dell’omicidio di Andrea Bossi. I rapporti che intercorrevano fra i tre, le abitudini dei ragazzi indagati, le loro frequentazioni. E poi il comportamento post factum di Douglas e Michele, eventuali stranezze, variazioni di umore, atteggiamenti sfuggenti. Nei prossimi giorni toccherà ad altri amici, a ex compagni di scuola, alle ex (o attuali) fidanzate.
LE VERITÀ SU WHATSAPP
Oggi, nelle forme dell’incidente probatorio davanti al gip Veronica Giacoia, la procura e gli avvocati Vincenzo Sparaco, Giammatteo Rona e Luigi Ferruccio Servi apriranno i cellulari degli indagati e quelli sequestrati alla fidanzata di Michele, all’amico da cui si sarebbero recati dopo il delitto e di un terzo soggetto con cui ci sarebbero stati contatti per la vendita dei gioielli rubati a Bossi la sera tra il 26 e il 27 gennaio.
I tre sono solo persone informate sui fatti ma i loro telefoni potrebbero custodire verità non ancora svelate o coinvolgimenti di altri soggetti ma soprattutto potrebbero portare a galla il movente e l’eventuale premeditazione.
Lunedì le parti visioneranno il materiale inviato al Ris di Parma e anche questa operazione si svolgerà con la modalità dell’incidente probatorio.
VERSIONI DIVERSE
A quanto pare sia Michele che Douglas sarebbero pronti ad affrontare l’interrogatorio con il pubblico ministero Parola. Il ventenne di origini brasiliane finora ha parlato solo con i legali Sparaco e Rona dichiarandosi innocente e, a meno che non chiami in causa qualcun altro, di conseguenza sposterebbe la responsabilità materiale del delitto addosso a Michele. Il ventunenne però al gip Anna Giorgetti, tre giorni dopo l’arresto, raccontò di essere salito in casa di Bossi quando ormai era già stato ucciso dall’amico. Non conosceva la vittima - l’avrebbe incrociato solo un istante quella sera mentre con Douglas andava a comprare le cartine - e non aveva idea della natura del loro legame.
Michele si è dimostrato collaborativo fin dal 28 febbraio, quando i carabinieri si sono presentati con l’ordinanza di custodia cautelare in mano. Dopo poche ore gli inquirenti hanno rinvenuto buona parte di ciò che cercavano da un mese: le chiavi dell’appartamento di Bossi, il posacenere con cui sarebbe stato colpito prima dell’accoltellamento alla gola (dettaglio emerso solo quel giorno), pezzi di uno dei due cellulari del ventiseienne, i gioielli.
SOLDI E RANCORE
La notte tra il 26 e il 27 gennaio, intorno alle 4, i due ragazzi andarono a prelevare tutti i soldi che Andrea aveva sul conto, ossia 350 euro. Il ventiseienne era noto per la sua generosità e per la prodigalità: non c’era amico a cui avrebbe negato un aiuto economico e a quanto pare Douglas aveva accumulato con lui un debito di circa 4 mila euro, cifra tutt’altro che irrisoria per chi ha uno stipendio da lavoratore dipendente e spese a cui far fronte. Non che il ragazzo li pretendesse indietro sull’unghia, ma era chiaro che Douglas prima o poi avrebbe dovuto restituire qualcosa.
C’era poi quella relazione pseudo-sentimentale che li legava e che l’indagato avrebbe voluto mantenere nascosta a dispetto di una più scarsa discrezione di Bossi. Possibile che quella sera, in via Mascheroni, i due nodi critici del loro rapporto siano arrivati al pettine? Forse la spiegazione dell’omicidio è racchiusa nella risposta.
© Riproduzione Riservata