CANE UCCISO
Parabiago, «Non gli ha sparato per difendersi»
La testimonianza della padrona del rottweiler colpito alla testa dal cacciatore
«No, glielo assicuro al 100%, la mia Uma non ha aggredito quel cacciatore. Aveva 14 mesi, era ancora una cucciola, buonissima e giocava con i bambini. Quell’uomo le ha puntato il fucile contro e ha sparato di proposito alla testa. Senza pietà. Nemmeno fosse Rambo o in guerra a Gaza».
A una settimana dai fatti, Sarah Giansoldati, 33 anni, di Parabiago, non si dà pace per la tragica fine toccata alla sua rottweiler nel pomeriggio di domenica scorsa in un’area privata adiacente al Parco del Roncolo.
La donna, che ha dato mandato all’avvocato Angelo Pariani di rappresentare i propri interessi nel corso delle indagini coordinate dalla Procura di Busto, tiene a precisare quanto è accaduto: «Mio marito e mio figlio erano usciti con Uma e l’altro nostro cane, un cocker, per fare un giro poco lontano da casa in un terreno privato dove siamo autorizzati ad andare. In questo terreno ci sono un paio di aree recintate dove la proprietaria organizza barbecue e sistema i propri attrezzi da lavoro. Uma e mio figlio stavano costeggiando una di queste due aree recintate quando quel cacciatore, in tuta mimetica e con cappello da alpino, che si trovava all’interno dell’area cintata, è spuntato dalla siepe, ha caricato il fucile e ha sparato alla testa del cane, incurante del fatto che mio figlio fosse lì a due passi».
Un unico sparo. Letale. Che ha fatto letteralmente saltare la testa al povero animale. «Mio marito ha visto il cacciatore cercare di sgattaiolare da quella recinzione attraverso un buco, ma un paio di persone lo hanno fermato», prosegue nel racconto la donna. «Poi mi hanno avvisato e, alla fine, sono riuscita a parlare con lui. Ma lo sapete che mi ha dato tre versioni diverse dell’accaduto? Prima mi ha detto che pensava fosse un animale; poi che aveva sparato in aria e invece gli è partito per sbaglio un colpo ad altezza d’uomo; terza versione, che ha visto che Uma aveva la bocca aperta. Ma non è vero niente. La veterinaria dell’Asl accorsa sul posto per portare via il mio povero cane ha detto che il cacciatore ha sparato colpendolo di lato. Altro che aggressione. Altro che legittima difesa».
A suffragare la tesi della volontarietà del gesto, la signora porta altri due elementi: «Primo, la mamma del cacciatore quando è intervenuta sul posto l’ha rimproverato dicendogli: «La smetti di sparare in testa ai cani?». Purtroppo, non erano ancora arrivati i carabinieri quando l’ha detto. Quaranta minuti prima degli spari a Uma, una ragazza aveva chiamato la polizia municipale denunciando degli spari a pochi metri da lei, più o meno nella stessa zona. È possibile sparare di domenica con un sacco di gente in giro?».
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