L'INDAGINE
"Abate, il caso Uva non è più suo"
Il procuratore assume il fasciolo del controverso caso. E spunta una testimone: "Violenze sull'artigiano in ospedale". Il racconto mercoledì 26 marzo a "Chi l'ha visto?"

Felice Isnardi, procuratore facente funzioni a Varese, ha tolto il fascicolo ai pubblici ministeri Sara Arduini e Agostino Abate perché ha ravvisato nel capo d’imputazione formulato dai due su ordine del gip a carico di due carabinieri e sei poliziotti "manifesti profili di illogicità e contraddittorietà rispetto al titolo dei reati ipotizzati", e ha assegnato il compito di sostenere l’accusa in udienza preliminare a se stesso. Festeggia la riassegnazione del caso in Procura il senatore del Pd Luigi Manconi: «Ci sono voluti quasi sei anni, molto dolore e molta intelligenza da parte dei familiari di Giuseppe Uva per ottenere che, infine, il fascicolo sulla morte dell'operaio di 43 anni di Varese, avvenuta dopo oltre due ore di permanenza illegale in una caserma dei carabinieri, fosse tolto al pubblico ministero Agostino Abate. Ovvero a chi ha fatto di tutto - illegalità e abusi compresi - per impedire che si arrivasse alla verità giudiziaria su quella morte".
Com’è noto, il gip Giuseppe Battarino ha ordinato alla Procura di procedere all’imputazione coatta dei due carabinieri e dei sei poliziotti coinvolti nel caso con le accuse di omicidio preterintenzionale, arresto illegale, abuso d’autorità su arrestati e abbandono di incapace. Ciò che i pm Agostino Abate e Sara Arduini hanno fatto in un modo che evidentemente non è piaciuto al procuratore facente funzioni. Il quale teme che il gup si trovi obbligato a sollecitare il pm a integrare le accuse o, se questo non dovesse avvenire, a procedere alla restituzione degli atti. Pressoché scontato l’invio al Csm di controdeduzioni da parte dei due pm, che non avranno comunque effetto sulla riassegnazione del fascicolo. Per quel che si è potuto sapere l’ordine del gip è stato eseguito tenendo comunque conto delle risultanze di un’indagine che aveva escluso responsabilità delle forze dell’ordine nella morte di Uva.
Giuseppe Uva avrebbe infatti subito violenze da parte delle forze dell'ordine in ospedale, dov’era stato ricoverato per un trattamento sanitario obbligatorio.
L’ultima clamorosa novità sul caso dell’uomo morto il 14 giugno 2008 al "Circolo", dopo aver trascorso alcune ore nella caserma dei carabinieri di via Saffi, arriva dal programma televisivo Chi l’ha visto?, che manderà in onda la testimonianza inedita di una donna, presente in ospedale all’arrivo di Uva, la sera di mercoledì 26 marzo, su Raitre.
Per quanto riguarda Chi l’ha visto?, la testimone racconta che in ospedale "c'erano guardie e carabinieri. E lui, Giuseppe Uva, continuava ancora a urlare: bastardi. Allora uno di quelli, carabiniere o poliziotto questo non so, ha detto: Basta adesso, finiamola. Poi si è rivolto a dei colleghi così: Portiamolo di là e gli facciamo una menata di botte. Loro - sempre secondo il racconto della testimone - hanno aperto una porta e poi hanno chiuso. All'uscita ho notato che lo sorreggevano bene. Io in quel momento ho guardato lui e al naso aveva questa escoriazione. Ho sentito dire: Prendete la barella, che lo mettiamo sulla barella. Difatti l'hanno messo sulla barella e poi hanno chiamato il dottore, che gli ha messo la flebo".
© Riproduzione Riservata