IL PROCESSO
Abusi edilizi a Lavena? Parla il sindaco
«La Finanza ci chiese informazioni, l’ufficio tecnico disse che era tutto ok»

«Nel 2017 la Guardia di Finanza ci chiese esplicitamente se avessimo notizia di abusi edilizi. La responsabile del procedimento chiese all’ufficio tecnico e la risposta fu che non vi erano atti non conformi alla normativa edilizia. E io ne presi atto». Parola del sindaco Massimo Mastromarino, uno degli imputati del processo per i presunti abusi edilizi e urbanistici legati alla costruzione del condominio Petra.
Il primo cittadino si è sottoposto a interrogatorio nell’udienza di oggi, giovedì 29 febbraio, in Tribunale a Varese. Mastromarino ha ricordato che quando era consigliere comunale di opposizione aveva votato, due volte, contro la convenzione relativa al complesso. E rispondendo alle domande del pm Lorenzo Dalla Palma ha detto che «neppure a livello informale mi furono ventilate delle criticità» rispetto all’immobile incriminato.
Un processo “dimezzato” nella precedente udienza, a novembre 2023, quando i giudici hanno pronunciato la sentenza di non doversi procedere, per prescrizione del reato, per cinque dei dieci capi di imputazione: troppo datati i reati ipotizzati, risalenti al periodo tra il 2010 e il 2017. Sono quindi usciti di scena sette dei tredici imputati. Il dibattimento prosegue quindi per gli altri sei, compreso il sindaco in carica e il suo predecessore Pietro Roncoroni (anche se per quest’ultimo lo stesso Tribunale ha ipotizzato un possibile proscioglimento dopo che dall’istruttoria è emerso che non era più sindaco all’epoca dell’omissione di atti d’ufficio che gli viene contestata, cioè il non aver avviato la “procedura in danno” dopo che Ats aveva riscontrato l’assenza di alcuni requisiti igienico-sanitari nel nuovo immobile). Mastromarino, così come il committente e i due dipendenti municipali (imputati pure di falso), è invece accusato di abuso d’ufficio perché avrebbe favorito l’imprenditore consentendo, con omissioni e atti emessi in ritardo, la costruzione del residence «in presenza di plurimi abusi edilizi», cioè «con una volumetria superiore a quella autorizzata» e «in assenza delle previste condizioni di agibilità». Fu proprio il gruppo di minoranza da lui guidato a presentare, nel 2016, l’esposto che diede il via all’inchiesta “Vista Lago”.
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