L’INCHIESTA
Tutte le case della mafia
In 11 Comuni 56 immobili tra case e aziende

La guerra alle mafie? Si combatte anche attraverso l’associazionismo, facendo rete con i vari soggetti della società civile. È con questi presupposti che ieri mattina, sabato 6 marzo, con un appuntamento in streaming on-line sulla pagina dell’Osteria Sociale La Tela di Rescaldina, il neonato presidio di Libera di Legnano si è presentato al territorio e lo ha fatto realizzando un dossier sui beni confiscati alla mafia nei suoi territori di competenza ovvero, oltre alla Città del Carroccio ed il comune rescaldinese, Busto Garolfo, Canegrate, Cerro Maggiore, Dairago, Nerviano, Parabiago, San Giorgio su Legnano, San Vittore Olona e Villa Cortese.
Undici Comuni
Negli 11 Comuni sopracitati (ma situazioni analoghe negli ultimi anni hanno riguardato anche altri paesi della zona come Vanzaghello, Magnago o Inveruno e altri ancora in provincia di Varese) ci sono attualmente 65 beni confiscati come ville, appartamenti, terreni e box e società. Tra questi ci sono un totale di 56 immobili: di questi 26 sono in gestione all’Agenzia nazionale e, quindi, non ancora destinati per finalità pubbliche o sociali, alcuni dei quali ancora in confisca non definitiva. Gli altri sono stati destinati prevalentemente ai comuni. Ci sono anche sei aziende presenti nell’elenco, di cui due destinate alla liquidazione. Se si escludono Busto Garolfo, Canegrate, San Giorgio su Legnano e Villa Cortese, dove non risultano beni confiscati, Legnano è il comune dove sono ubicati più beni immobili e aziendali confiscati, in totale 28, seguito da San Vittore Olona con 13 e da Rescaldina con 10. «Il dossier è il primo lavoro del nostro presidio (nato nel dicembre 2020 - nda) - spiega Martina Sala, una delle rappresentanti di Libera Legnano - ci preme sottolineare proprio l’importanza della legge sulla confisca che proprio domani. 8 marzo, compie 25 anni. Vogliamo lavorare in sinergia con i comuni». «Abbiamo 11 Comuni da guardare sotto la lente di ingrandimento - aggiunge Paolo Meroni, altro esponente di Libera Legnano - lo slogan «Adesso riutilizziamoli bene» usato per il dossier è alla base per l’inizio di un dialogo».
Molto è stato fatto e non mancano gli esempi virtuosi tra cui ci sono proprio l’osteria sociale di Rescaldina, strappata da tempo alla criminalità organizzata e diventata un ristorante nonché un luogo di cultura e socialità, oppure i locali di via Cuzzi a Legnano, utilizzati per servizi di “housing sociale” grazie all’associazione Cielo e terra.
C’è molto da fare
C’è però molto da fare ancora. “Riutilizzare” i beni confiscati non è facile perché servono progetti ben fatti ed anche gli opportuni finanziamenti. Inoltre i comuni non sempre hanno brillato sul versante della comunicazione. «Il monitoraggio ha riguardato anche la trasparenza delle informazioni e la pubblicazione nei siti dei comuni dei beni trasferiti nel proprio patrimonio, secondo quanto previsto dal codice antimafia – continuano da Libera - Dei cinque comuni che hanno avuto beni immobili destinati (Legnano, San Vittore Olona, Rescaldina, Dairago e Nerviano) solo Legnano e San Vittore Olona hanno una sezione specifica sui beni confiscati. Rescaldina indica i beni all’interno nell’elenco generale del patrimonio immobiliare, mentre per Dairago e Nerviano non risulta la pubblicazione dei dati».
© Riproduzione Riservata