IL CASO
Amadeus, un anno fa la tragedia
«Dolore ancora vivo». In oratorio resta lo choc, ma la famiglia cerca colpevoli

«Domenica scorsa, prima di coricarmi, mi sono rivolto al Signore e gli ho detto: “Mi attende una nuova esperienza di oratorio feriale. Ti chiedo di vegliare su tutti noi e di preservarci da un altro, insopportabile dolore».
È passato esattamente un anno dalla morte del piccolo Amadeus Ciulica, il bambino romeno di 9 anni stroncato da un arresto cardiaco mentre era in gita con l’oratorio feriale del Santo Redentore e dei Santi Magi a Celle Ligure, ma il cuore di don Gianluca Tonon e di tutti coloro che hanno assistito alla scena è ancora gravato dal dolore.
Impegnato a tenere a bada l’euforia di 250 bambini scatenati, il giovane sacerdote ci concede qualche minuto e torna con la mente a quel terribile giorno dello scorso anno, quando la prospettiva di lasciarsi alle spalle un’afosa giornata legnanese per tuffarsi in un mare azzurro s’infranse all’uscita di Celle Ligure, dove il pullman dovette fermarsi per attendere l’arrivo dell’ambulanza. E mentre, distratti dagli animatori, i bambini venivano fatti scendere e guidati verso la spiaggia, il piccolo Amadeus, che poco prima aveva perso conoscenza, lottava contro la morte fra le braccia dei soccorritori: dopo le prime manovre eseguite sul posto, la corsa verso l’ospedale di Savona, dove le condizioni del bambino erano apparse subito drammaticamente chiare. Amadeus non avrebbe mai visto quel mare che tanto desiderava vedere: per lui, nonostante i ripetuti tentativi compiuti dai medici rianimatori, non c’era più nulla da fare.
«Quante volte, nel corso di questo lungo anno, mi sono fatto l’esame di coscienza- riprende don Gianluca - Quante volte mi sono interrogato per individuare se e dove ci sia stata una mancanza, ma davvero posso dire che quel giorno ognuno di noi ha fatto tutto quanto poteva fare. Anche l’ambulanza che, si sa, per ragioni di traffico non sempre riesce ad arrivare tempestivamente, quel giorno arrivò in un baleno perché, combinazione, si trovava proprio nelle vicinanze quando fu allerta dalla centrale operativa».
In effetti, i risultati dell’autopsia eseguita all’ospedale di Savona, hanno lasciato ben pochi dubbi: Amadeus era affetto da una gravissima malformazione cardiaca, rimediabile solo attraverso un trapianto di cuore.
Non la pensa esattamente così Adela, la mamma di Amadeus che, forse dietro consiglio di qualcuno, si è era subito rivolta a uno studio legale. Nel giro di un anno, il fascicolo di Amadeus è rimbalzato sulla scrivania di ben tre avvocati, ma senza ulteriori sviluppi.
«Tutta la documentazione - riferisce il parroco, don Giuseppe Prina - è nelle mani dei nostri assicuratori, compreso un filmato registrato dalle telecamere esterne e interne di un bar di via Barbara Melzi, dove la madre, quella mattina, era entrata tenendo in braccio Amadeus e chiedendo un bicchiere d’acqua per lui, che non si sentiva bene».
Dopo la tappa al bar, il ragazzino aveva proseguito, sempre in braccio alla madre, il tragitto sino al piazzale della chiesa, dove il pullman stava caricando tutti i bambini.
I fatti, insomma, parlano chiaro, ma il dolore per la tragica e improvvisa scomparsa di Amadeus, si mescola oggi all’amarezza di una vicenda che ha avuto altri spiacevoli risvolti.
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