LA PROPOSTA
Amaretti di Gallarate? Sì, ma Igp
L’assessore Caruso: «Ci possono far conoscere in tutto il mondo»
Mandorle, albume e zucchero. Sono questi i tre ingredienti dell’amaretto di Gallarate: un dolce nato per errore (come racconta la tradizione) e che potrebbe diventare un prodotto a Indicazione geografica protetta (Igp).
La proposta arriva dall’assessore Francesca Caruso, in qualità di delegata al Marketing territoriale, che a partire da San Valentino è pronta a chiamare a raccolta i produttori del dolce cittadino. «Lo scopo è ottenere il marchio Igp per il famoso prodotto dolciario gallaratese», spiega l’esponente della giunta Cassani. «La richiesta deve essere effettuata dai produttori, che associandosi, dovranno scrivere il disciplinare di produzione per avere questa denominazione».
L’assessore sottolinea l’importanza di fare squadra e di ottenere il riconoscimento. Visto che, secondo il 18esimo rapporto Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), la Dop economy (tutti i prodotti tutelati dei marchi europei) è un settore in «continua crescita». Stando alle cifre infatti, il valore della produzione nel 2020 è stata pari a 16,9 miliardi di euro, mentre l’export ha registrato un fatturato pari a 9,5 miliardi ed è in costante aumento nell’ultimo decennio. Inoltre, nonostante la pandemia e le restrizioni legate al Covid, il settore dei prodotti con marchio di origine controllata è quello che ha subito meno l’impatto negativo registrando “solo” un meno 2,8 per cento. Il tutto senza contare che l’Unione europea stanzia per i produttori associati, e per la promozione dei prodotti marchiati, importanti risorse in continua crescita: 140 milioni di euro nel 2017,177 milioni nel 2018 e 191 milioni nel 2019 (ultimo dato disponibile).
Di qui l’appello lanciato dall’assessore Caruso ai commercianti per «collaborare a questo progetto che stiamo seguendo da mesi come assessorato per un giusto riconoscimento a un prodotto che può far conoscere Gallarate in tutto il mondo».
Al fianco della delegata al Marketing territoriale c’è anche il Dipartimento di Fratelli d’Italia (il suo partito), che ha collaborato nello studio e nella realizzazione del progetto con Alessandro Frisoli. «È un’opportunità unica per i nostri produttori», rimarca Frisoli. «È la concreta possibilità di aprirsi ai mercati internazionali». Il referente di FdI sottolinea anche un altro aspetto da non sottovalutare: «Il marchio porterebbe un ritorno di immagine per tutta la città di Gallarate». Per questo i produttori si devono rendere conto «dell’importanza del progetto» e «di avere a fianco una amministrazione comunale che, sotto la guida di Francesca Caruso, li sosterrà in ogni fase del procedimento». In conclusione, l’assessore sottolinea: «Il mio obiettivo è di promuovere quegli elementi di unicità e di valore che contraddistinguono la nostra città. Io credo fortemente in questo progetto».
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