LA CERIMONIA
Andrea, l’abbraccio di Varese
In tanti hanno salutato Badoglio stringendosi alla madre e al fratello. Che ha letto una toccante memoria

Le parole più belle rivolte al fratello, Claudio Badoglio è andato a pescarle in fondo al proprio dolore, specchiato in quello di mamma Renata.
Tutti e due lì, sperduti in riva a un infinito di cinque metri di profondità, al centro del quale campeggiava il feretro con la salma di Andrea.
Era gremita la sala degli addii, per qualcuno degli arrivederci, del cimitero di Giubiano, la mattina di venerdì 4 novembre.
Tanti, sulla scia di mamma Renata, hanno voluto condividere un pensiero, un ricordo, soprattutto il grazie a un irriducibile ragazzone di oltre due metri che l’appellativo di gigante buono se l’è conquistato sul campo a furia di consumarsi il cuore in battaglia.
La cremazione avverrà martedì 8 novembre, alle ore 12.30, poi le ceneri saranno tumulate nel camposanto di Induno Olona.
Dai membri storici della Varese Nascosta (c’era Giuseppe Terziroli) a Fabrizio Mirabelli, da Renzo Oldani a Flavio Pandolfo, da Rocco Cordì a Tommy Calabrese ma soprattutto alle testimonianze delle donne che l’hanno avuto per confidente, consigliere, ispiratore politico, interlocutore sui social o compagno di caffè e pensieri, sono stati tanti gli amici e le amiche di Andrea che hanno voluto raccontarlo attraverso quel che conta: l’umanità di ogni giorno dispiegata con gesti semplici, con dimostrazioni di sensibilità rara, con la vulcanica generosità e l’altrettanto esplosiva carica polemica, virtù praticate per strada e nell’agone della politica col solo difetto (per gli ipocriti) della più sfrontata e indigesta schiettezza.
Un impegno, quello del quarantaseienne spentosi la mattina di domenica 31 ottobre per un guaio al cuore, solo all’apparenza donchisciottesco: Badoglio nelle sue più clamorose e recenti denunce, non ha sbagliato un colpo, svelando le malefatte della sua ex avvocata, costretta a chiedere di patteggiare, impedendo che una ditta in odor di criminalità organizzata s’aggiudicasse l’appalto del posteggio assai contestato alla Prima Cappella, che la gestione patrimoniale della Fondazione più importante della città - il Molina - rimanesse materia intoccabile per intoccabili.
Il testamento morale di Andrea Badoglio passa proprio a loro, ai suoi amici e agli estimatori ma soprattutto va a chi amministra Varese: i politici, i burocrati, i magistrati persino i sacerdoti sebbene nessuno possa sentirsi escluso dalla guerra del Gigante Buono.
Una guerra spiegata benissimo dal fratello Claudio, con una memoria letta nella Sala del Commiato, che è un atto d’amore per Andrea e per chi continuerà a combattere la battaglia della verità, comunque possa andare a finire.
La lettera di Claudio
«Caro amico, sei messo male, sei vittima di un tempo un po’ sbagliato. Un tempo dove tutto si è appiattito, dove ciò che aveva un senso si è deteriorato. E se ti viene qualche idea geniale buttala via, perché qualsiasi comportamento c’ha già il suo riferimento all’idiozia.
È ancora Gaber, uno che forse non ti piaceva, che mi suggerisce di dirti che hai commesso un grave errore.
Tu, fino ad ora ti sei occupato solo della dimensione materiale della vita.
Gli esposti contro l’illegalità, il tuo essere contro i reati economici, contro la politica dei corrotti, il malaffare, i racket, gli usurai, i truffatori è positivo, giusto, un comportamento probo, perfetto, civico ma... non conta nulla se prima non è accompagnato da un vero cambiamento interiore di tutta la classe dirigente dell’intero popolo europeo e mondiale.
I tuoi esposti, al massimo, possono modificare i gestori del potere ma non cambieranno le modalità di gestione del potere.
Io ti ho sempre detto che per accollarsi l’onere di agire in modo onesto contro l’illegalità, contro il malaffare dovevi allenare la forza interiore.
È vietato lasciarsi andare, è vietato cercare di mantenere la propria reputazione, è vietato soffrire a causa dei giudizi della gente, è vietato non riuscire a vivere bene la solitudine, è vietato amare il mondo dimenticando se stessi, è vietato perdere la propria salute volontariamente.
Abbiamo litigato anche in modo durissimo per questioni futili ma poi sempre riuscivamo ad incontrarci, ma è difficile comprendere perché hai evitato di parlare con schiettezza della vera entità dei tuoi problemi.
Voglio dire la tua interiorità, la parte vera di te stesso com’era ? Qual era il tuo vero tesoro? Il tuo vero sogno? La tua vera essenza?
La gente non lo sa, comunicalo adesso.
Le versioni sono diverse, raccontavi piccoli pezzi a persone differenti, hai creato un puzzle difficilissimo da ricostruire.
E sei morto, lo sapevi e lo volevi, un po’ ti ho conosciuto, e hai voluto comunicare la tua sofferenza solo dopo, ma rispetto la tua scelta, perché morire dev’essere un esperienza straordinaria, meravigliosa, entrare in una dimensione diversa in cui termina la divisione tra essere ed avere, tra materia e spirito, tra interiorità ed esteriorità. Immagino la luce che entra nell’anima e sposta il centro della propria esistenza fuori da se stessi. Immagino la vita che raggiunge lo spirito, che si libera da ogni tipo di giudizio, che diventa perfetta. Immagino la mente che dimentica la religione, la legge, le regole che illumina se stessa.
Andrea la cattiveria non uccide, la superficialità non annienta.
Attaccamento e possesso uccidono e annientano.
Chi non si libera da se stesso, dal proprio orgoglio, chi non accetta l’aiuto altrui, muore interiormente avvolto da un tipo di solitudine che lacera il corpo e la mente come un sarcoma, come un cancro invisibile.
Tutti noi dobbiamo imparare ad essere nudi, ad accettare la nostra infinita debolezza, a condividere, a svuotare l’anima, a smettere di autocompiacerci e di autocommiserarci.
L’assenza di vera condivisione, profonda, interiore, attiva la percezione di un mondo pieno di cattiveria e superficialità.
Beati gli umiliati perché erediteranno la terra;è vero solo per chi si libera dalle aspettative e smette di pretendere gratitudine da se stesso e dal mondo».
Altro servizio sulla Prealpina di sabato 5 novembre.
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