L’IDEA
«Aree di confine come le Zes» per rilanciare l’occupazione
Il sindaco di Daverio interviene sul tema scottante della crisi occupazionale

Marco Colombo lancia la sua idea per lenire la crisi occupazionale nelle zone a ridosso del confine. Il sindaco di Daverio interviene «in qualità di imprenditore, di amministratore locale e di rappresentante di associazione». E propone di considerare le aree vicine al confine come le Zes, le zone economiche speciali, con relative agevolazioni per le attività economiche e imprenditoriali.
LA PROPOSTA DELLE ZES
Parlando della «crisi occupazionale, socio economica del nostro territorio di frontiera», Colombo spiega: «Dopo la legge di bilancio riguardante l’utilizzo di parte dei fondi destinati ai Comuni basati sui ristorni dei frontalieri, tutti quelli che non sono generati dalle attività produttive, si potrebbe lavorare tecnicamente su alcuni specifici interventi e indirizzi d’uso. Parto da un concetto, l’aria che va dai confini e si espande per 20 km dagli stessi, che comprende diverse amministrazioni, dovrebbe essere equiparata ad una ZES. La Zona Economica Speciale (ZES) è una zona delimitata del territorio dello Stato nella quale l'esercizio di attività economiche e imprenditoriali da parte delle aziende già operative e di quelle che si insedieranno può beneficiare di speciali condizioni in termini economici, finanziari e amministrativi. Ribadisco che la mia idea non è togliere questi fondi ai Comuni, ma permettere di utilizzarli per sostenere l’economia locale».
GLI INTERVENTI POSSIBILI
Cosa fare in concreto? «Decontribuzione salariale, abbattimento degli oneri legati ai nuovi insediamenti produttivi, incentivi per la riqualificazione delle aree dismesse, azionare leve incentivanti sul credito d’imposta, per investimenti su attrezzature produttive». Colombo conclude: «Orchestrare queste iniziative non sarà sicuramente semplice, ma in un ottica di buona politica, lungimirante a medio lungo termine, si può sicuramente coordinarci e legiferare in merito, per produrre azioni concrete, facilitando il reshoring, ovvero la contro delocalizzazione, per permettere il rientro dall’estero di aziende produttive, che troverebbero vantaggioso operare in queste aree. Aree che altrimenti vedranno sempre più la fuga di operai specializzati, tecnici e professionisti, generando una desertificazione industriale, con peggioramento anche dell’aspetto sociale delle nostre comunità, che si trasformerebbero ancor più in paesi dormitorio».
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